Fra le vigne del Giro d’Italia: Prosecco e friulani

Amici di oscarwine, torniamo sulle strade del giro e del vino, andando a scoprire altre due tappe della corsa rosa e i territori che attraverseranno.

Tappa 18, giovedì 26 maggio: frazione breve dopo la faticaccia di ieri, un’uscita di 152 km. Da Borgo Valsugana a Treviso, tappa per velocisti nonostante le brevi, brevissime salite delle Scale di Primolano dopo una ventina di chilometri, Valdobbiadene e il Muro di Ca’ del Poggio. Rotatorie e spartitraffico possono rappresentare una difficoltà più dell’altimetria. Ultima occasione di visibilità per i velocisti: arrivo al termine di un circuito di 11 km.

Tappa 19, venerdì 27 maggio: veloce trasferimento in Friuli Venezia Giulia per la partenza di Marano Lagunare, paese di 1500 abitanti in provincia di Udine. Dal mare all’arrivo in salita alla Beata Vergine (Madonna nera con bambino) del Santuario di Castelmonte (Madone di Mont in friulano, Stara Gora ossia “monte antico” in sloveno). Ci troviamo a Prepotto (Prepot in friulano, Pràpot in friulano medievale, Prapotno in sloveno) paese di soli 715 abitanti ma uno dei Comuni più estesi della provincia di Udine (34,24 km² di superficie). Viene considerata tappa di montagna ma non è proprio così; tre salite (Villanova Grotte, Passo di Tanamea e Kolovrat al confine con la Slovenia) delle quali solo l’ultima è impegnativa: 7 km con pendenza media dell’8%.

LA STRADA DEL PROSECCO

Ed eccoci alle vigne. Oggi ci troviamo in uno dei territori del vino più famosi al mondo, Valdobbiadene, la casa del Prosecco. Il Giro si muoverà tra alcuni dei 15 Comuni di produzione di uno dei vini simbolo del nostro paese fuori dai confini. Il paesaggio è caratterizzato da filari di viti paralleli e verticali rispetto alla pendenza; questa particolare disposizione geometrica è la “bellussera”, ideata dai fratelli Bellussi per combattere la Peronospora alla fine dell’800. Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene sono state iscritte nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Da ricordare la nascita della nuova variante rosè, che ha completato la gamma dei prodotti ma soprattutto ha aiutato a combattere i falsi che da anni venivano venduti all’estero. A proposito di controversie, è ancora aperta la battaglia fra Italia e Croazia per i nomi Prosecco e Prosek. Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia, sta dando sostegno al Veneto, affinché la regione non debba rinunciare al nome Prosecco, come accadde al suo Friuli per il Tocai, costretto a cambiare nome per una sentenza che favorì il Tokaj ungherese.

VIGNETI IN FRIULI

E dato che lo abbiamo citato, andiamo in Friuli-Venezia Giulia, una regione famosa per il suo straordinario patrimonio di vitigni autoctoni e uve internazionali introdotte nel XIX secolo. Il Friulano, il Verduzzo, il Picolit, la Ribolla Gialla, la Malvasia Istriana, il Refosco dal Peduncolo Rosso, lo Schioppettino, il Pignolo, la Ribolla Gialla e la Malvasia Istriana, sono le uve simbolo di questa regione. Veniamo a una curiosità riguardante i nomi di due di questi vini, la Ribolla e lo Schioppettino: la prima si chiama così perché, a causa della ricchezza di acido malico, il mosto ribolliva, letteralmente; il vitigno a bacca nera, invece, pare si chiami così per motivi onomatopeici (lo “scop” che si sente schiacciando gli acini particolarmente croccanti fra le dita) anche se la versione che riguarda la sua acidità (che provocava fermentazione malolattica in bottiglia e conseguente esplosione del tappo) sembra la più realistica. Chiudiamo con un consiglio. Se vi trovate in Friuli approfittatene per degustare Verduzzo e Picolit, uno straordinario tocco di dolcezza.

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