Vinitaly 2023: cosa ne pensano i produttori

Dopo aver raccolto le opinioni degli addetti ai lavori sull’edizione 2023 di Vinitaly, lasciamo la parola ai veri protagonisti della manifestazione: i produttori. Un rapido giro d’Italia, dal Friuli fino alla Calabria e alla Sardegna, per capire insieme a loro quali sono stati i punti di forza e le aree di miglioramento della manifestazione appena conclusa.

Partiamo con Lavinia Zamaro, direttrice del Consorzio Collio: “Il Consorzio non era presente con un proprio stand dedicato, bensì le aziende consorziate erano raccolte in parte sotto la collettiva regionale Friuli Venezia Giulia ed in parte con stand individuali nel padiglione dedicato. Tutti i produttori che ho sentito si sono dichiarati estremamente soddisfatti di questa edizione e hanno potuto riscontrare e apprezzare un pubblico numeroso e nel contempo competente ed interessato. È opinione diffusa che questo possa essere l’inizio di una nuova modalità di gestione post-pandemia, soprattutto dal punto di vista logistico. Nulla deve essere lasciato al caso, bensì è richiesta una preparazione pre-evento estremamente dettagliata e fatta in modo molto attento. Questo si traduce in un modo di lavorare più efficace e produttivo, che quindi consente di portare a casa risultati concreti e finalizzare l’investimento in termini di tempo e di denaro che comporta la partecipazione ad una fiera. Ci auguriamo che in futuro Vinitaly possa essere ancora più efficiente e funzionale per portare le eccellenze del vino italiano in tutto il mondo.”

“L’impressione generale è positiva.” ci dice Luca Berti, titolare dell’azienda Jako Wine. “A differenza dell’anno scorso, in cui a causa del Covid a Vinitaly è mancata quasi tutta la parte estera, questa è stata la vera edizione della ripartenza. Quest’anno è tornata invece una partecipazione importante di buyer internazionali, unita a una presenza molto ridotta di pubblico occasionale interessato solo alla parte ludica della fiera, vuoi per il prezzo del biglietto, vuoi perché ormai il format è abbastanza consolidato. Peccato che in calendario arrivi come terza fiera del settore in un mese dopo Parigi e Dusseldorf, costringendo diverse aziende a dover scegliere se andare da una parte o dall’altra. Le defezioni importanti che ci sono state quest’anno di nomi come Banfi e Biondi Santi ad esempio, che storicamente hanno sempre partecipato, sono il termometro di questa situazione. Da questo punto di vista credo che qualcosa dovrà cambiare. Forse qualcosa può essere migliorato per rendere questa fiera meno “vecchia” come concept generale, però stando alle impressioni che ho raccolto anche da chi ha partecipato a ProWein, quest’anno Vinitaly è andato sicuramente meglio e da parte nostra devo dire che ci è piaciuto.”

Ludovica Lisini, rappresentante della storica famiglia di viticoltori di Montalcino, la pensa così: “Vinitaly rimane una delle fiere vinicole più importanti non solo in Italia e anche quest’anno è stata occasione di incontro e di confronto con coloro che sono già clienti, oltre che una grossa opportunità per generare nuovi contatti commerciali. Peccato per un’organizzazione che rimane carente sotto diversi punti di vista e sembra essere sempre più in caduta libera e per una location che dal punto di vista logistico non è assolutamente all’altezza del volume dei visitatori. Ho riscontrato un notevole malcontento sia fra noi espositori che fra il pubblico presente: questo è un segnale che secondo me non dovrebbe essere assolutamente sottovalutato.”

“Opinione positiva, ma con riserva.” Commenta Antonello Cau della cantina gallurese Tanca Raina. “A Vinitaly purtroppo i piccoli produttori vengono “schiacchiati” dalle grandi cantine, che hanno stand enormi con più personale, offrono cibo e gadget ed esercitano una forza attrattiva maggiore verso il pubblico e verso le istituzioni, sempre molto attente alla visibilità. I grandi nomi hanno l’agenda piena di appuntamenti senza un minuto libero, mentre per noi più piccoli non è così. È sicuramente positivo il fatto che ci siano realtà come FIVI o come alcuni consorzi (mi viene in mente il lavoro fatto dalla Valpolicella ad esempio) che, grazie all’aggregazione, riescono a dare visibilità anche a noi, avvicinando molti operatori che vanno alla ricerca di vini di buon livello meno conosciuti. Oltretutto il prodotto “artigianale”, come avviene in altri settori, è attraente anche perchè può offrire ricarico e marginalità più alti. Mi è piaciuto molto il clima di cameratismo e di unione che si è creato nel nostro padiglione. Vinitaly per noi che siamo più isolati è anche un’occasione per incontrare vecchi amici e fare nuove conoscenze con persone altrimenti lontane. In conclusione, l’anno prossimo ci saremo, perchè comunque a Vinitaly non si può mancare.”

Ci spostiamo in Irpinia per raccogliere le impressioni di Alfonsina Cornacchia di Historia Antiqua: “L’esperienza di Vinitaly è sempre piacevole, al di là di ogni protagonismo. Ho riscontrato una riduzione del numero di visitatori nel padiglione della Campania, ma è positivo che ci sia stata maggiore affluenza di operatori del settore, competenti e interessati, rispetto ad un pubblico indiscriminato che negli scorsi anni entrava senza alcun interesse se non quello, ovviamente, di bere senza criterio. È importante che si dia un taglio sempre più professionale a Vinitaly, per far sì che le aziende presenti, che investono tempo e soldi, possano averne un ritorno in termini di contatti con operatori specializzati e importatori esteri, ma anche di ristoratori e distributori italiani. L’Irpinia, perché bisogna parlare di Irpinia e non di Campania, ha necessità di un brand che possa essere visibile e riconoscibile, per cui ritengo che il compito delle aziende e del consorzio sia quello di valorizzare i nostri vini nell’ambito di fiere importanti come questa. Il ruolo di Vinitaly come vetrina per far conoscere le cantine al grande pubblico rimane importante, ma in questo momento storico c’è bisogno soprattutto di un incremento delle vendite, visto che veniamo da due anni di stop a causa della pandemia e c’è una situazione economica in generale molto negativa. Le aziende hanno veramente bisogno di supporto, sotto tutti i punti di vista.”

Concludiamo con Laura Pacelli, titolare dell’azienda di famiglia nel cosentino: “Per noi di Tenute Pacelli è stato un ottimo Vinitaly, almeno sulla carta. Abbiamo riscontrato grande entusiasmo da parte dei buyer, soprattutto internazionali e abbiamo accolto molto positivamente il ritorno degli asiatici, in particolare da Taiwan, Cina e anche dal Giappone. Buona, anche se in misura ridotta rispetto alle aspettative, la presenza degli operatori italiani. Si dice sempre che ProWein sia la la fiera b2b per eccellenza, ma sotto questo punto di vista Vinitaly si è comportato bene e si è ripreso il posto che gli compete tra le fiere internazionali che contano. Speriamo di fare ancora meglio il prossimo anno.”

Photo credits: Veronafiere – Ennevifoto

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