Il caso Torrevilla-Coldiretti secondo Attilio Barbieri
Il convegno sul futuro del vino in Oltrepò Pavese, organizzato dalla Federazione Coldiretti di Pavia all’auditorium di Fortunago lo scorso 4 marzo ha avuto uno strascico polemico.
Il presidente della cantina sociale Torrevilla, Massimo Barbieri, in seguito a un cambio di scaletta ha abbandonato la sala, lamentando l’assenza del presidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini e dell’assessore regionale lombardo all’Agricoltura Alessandro Beduschi, andati via prima del suo intervento. “Non mi va che queste occasioni anziché mettere al centro e in apertura le problematiche dei nostri viticoltori, delle nostre cooperative e del nostro territorio siano trasformate in comizi e in tappeti rossi – aveva dichiarato Barbieri – è brutto che gli ospiti più autorevoli e le figure apicali lascino la sala mentre parla o deve ancora parlare chi fa impresa e ha molto da raccontare su ciò che resta da fare.”
Abbiamo chiesto ad Attilio Barbieri, giornalista e moderatore del convegno cosa sia accaduto per dare vita a questa discussione: “Il presidente Prandini, al quale da scaletta toccava concludere il convegno, ha avuto un impegno imprevisto a Bruxelles. Ho saputo dell’imprevisto solo alle 15, quando Prandini è arrivato a Fortunago con la sala già gremita: ho deciso di anticipare il suo intervento, collocandolo comunque il più tardi possibile.”
E così è stato?
“Sì, l’intervento di Prandini è entrato a metà della scaletta e si è concluso attorno alle 16:30. Il tempo utile per consentirgli di raggiungere l’aeroporto e volare a Bruxelles.”
A lei il numero uno di Torrevilla ha detto qualcosa al momento di uscire?
“Sì. Lasciando la sala mi ha detto che se ne andava perché non c’era più nessuno ma saranno state presenti almeno 300 persone.”
Non potevate prevedere, come dice Massimo Barbieri, gli interventi delle cantine in apertura dell’evento?
“Il tema del convegno non era la situazione delle cantine e dei produttori. Non avrebbe avuto senso: si sapeva. Il titolo era Il futuro del vino in Oltrepò Pavese, dal cambiamento climatico alle tecniche di evoluzione assistita, con un’analisi del mercato attuale.”
Massimo Barbieri ha parlato nelle sue dichiarazioni anche di decine di aziende in crisi nell’Oltrepò, molte delle quali chiuderanno entro la fine dell’anno.
“Esattamente. Ed è per questo che non aveva senso mettere in apertura il suo intervento. Avrebbe portato fuori tema la discussione, allontanandola sideralmente dall’argomento del convegno.”
Lei l’avrebbe permesso?
“Assolutamente no. Le oltre 300 persone che hanno partecipato al convegno sono venute per sentir parlare di cambiamenti climatici e tecniche di evoluzione assistita. Sarebbe stato profondamente scorretto sterzare i lavori su altro. Senza contare che se il presidente di Torrevilla volesse veicolare messaggi, rimostranze e richieste a Ettore Prandini potrebbe farlo in ogni momento, senza monopolizzare i lavori di un convegno dedicato a un altro tema. Sia Massimo Barbieri che Torrevilla sono soci di Coldiretti, possono rappresentare in ogni momento le loro rimostranze al presidente attraverso i canali ufficiali.”
Da associato a Coldiretti potrebbe non essere così semplice raggiungerlo, come ha detto il presidente, l’incontro avrebbe potuto essere un’occasione per allargare il discorso a questo.
“Vero. Ma non aiuta certo a creare un canale di comunicazione con i vertici della Coldiretti la stroncatura dell’evento che ne ha fatto Barbieri sui giornali. Anzi, è la conferma dell’estrema rissosità del mondo del vino in Oltrepò Pavese. Così il vallo che separa le cantine di questo territorio dal resto del mondo è destinato ad allargarsi anziché a chiudersi.”
Non è un po’ troppo severo?
“No. Nell’Oltrepò del vino ci sono persone che hanno lo stesso approccio del Marchese del Grillo.”
Prego?
“Ricorda la famosa battuta di Alberto Sordi nella magistrale interpretazione del nobile romano?”
Capito, non serve citarla. A questo punto, perché non promuovere un nuovo appuntamento con Coldiretti e affrontare questo tema tutti assieme? Vuole farsi portavoce di questo tentativo?
“Sto lavorando con altri professionisti a un evento destinato a portare in vetrina e sui grandi circuiti digitali i gusti tipici dell’Oltrepò Pavese. La fiera delle denominazioni: cibo e vini, naturalmente. Dopo quel che è accaduto a Fortunago mi guardo bene dal coinvolgere le cantine nelle tappe di avvicinamento. Non voglio che qualcuno possa compromettere il lavoro di anni.”