L’Italia a colori del Covid e il mondo del vino

A eccezione della Sardegna, e di poche regioni “gialle”, questa mattina l’Italia si è risvegliata rossa e arancione. Una stretta necessaria per bloccare il diffondersi del Covid che avrà un impatto sul mondo della ristorazione e, di conseguenza, del vino. Un semaforo bloccato su rosso e arancione al quale si è formata una lunghissima coda formata dalla filiera del canale ho.re.ca, in attesa di un verde che sembra non arrivare più.

Fino a dopo Pasqua, quasi dappertutto, sarà sempre vietato consumare cibi e bevande all’interno dei ristoranti e delle altre attività di ristorazione (compresi bar, pasticcerie, gelaterie etc.) e nelle loro adiacenze, mentre sarà consentita, dalle 5.00 alle 22.00 la vendita con asporto (con alcune limitazioni dalle 18.00 alle 22.00 in base al codice ATECO).

Oscarwine, come accaduto in passato, continuerà a segnalare le iniziative dei ristoratori e della cantine per arginare la crisi.

Intanto, riportiamo il punto di vista di alcuni produttori e operatori del mercato, nel primo giorno della nuova Italia a colori.

Alfonsina Cornacchia

Alfonsina Cornacchia di Historia Antiqua (Campania):Per rafforzare le vendite in Italia, abbiamo potenziato l’e-commerce e i canali social. Intanto, stiamo tentando di stringere maggiori rapporti con l’estero, unica possibilità per muovere l’economia, dato che l’Italia è ferma. Non dobbiamo abbatterci anche se abbiamo le cantine piene; la vendemmia 2020 e una parte della 2019 sono intonse. Appena riaprirà tutto, ci vorrà collaborazione tra il territorio e le sue cantine, le attività locali dovranno valorizzare i prodotti di zona per superare la crisi.”

Luca Carbone di Carbone Vini (Basilicata):Difficile avere le idee chiare e organizzarsi tempestivamente, visti i cambi repentini di colore delle regioni. La Basilicata è piccola e per il vino lavora soprattutto fuori dai confini; può capitare che degli ordini tornino indietro alla vigilia di un decreto legge o un dpcm. I ristoratori hanno difficoltà a organizzarsi e l’incertezza non aiuta. All’estero, la situazione è diversa: con la Russia abbiamo lavorato in maniera continuativa senza alcun tipo di stop. Lo stesso è accaduto con Germania e Giappone, problematici, invece, gli Stati Uniti. Diciamo che bisogna guardare fuori dall’Italia per muovere il mercato.”

Enrico Cerulli

Enrico Cerulli della Tenuta Cerulli Spinozzi (Abruzzo): “Le aziende si sono organizzate per gestire e prendere confidenza col nuovo strumento del canale online. Con molta prudenza, perché è un mondo sconosciuto, dove vigono regole che sono completamente diverse da quelle dei mercati canonici con i quali si sono sempre confrontate. È una direzione che anche noi abbiamo seguito ma, con tutte le difficoltà che è inutile ripetere, continuiamo a lavorare con i canali tradizionali. L’estero è come l’Italia: maculato. Si commercia con le nazioni “aperte” ma è tutto rallentato, dato che i nostri referenti sono attivi nella ristorazione. Il mercato orientale, invece sembra dare maggiori opportunità di vendita ma ci sono paletti in entrata, dalla lingua alle normative locali, che complicano le cose Adesso, ci prepariamo a potenziare l’ospitalità  della nostra cantina in attesa che l’Italia riparta. E’ tempo di adattarsi e riorganizzarsi.”

Infine, una finestra sulla grande distribuzione la apre Alfonso Rossetti, titolare col fratello Pietro del Panificio Rossetti di Roma: “È prematuro fare previsioni. Fra qualche giorno, quando la gente si renderà conto che stare a casa è noioso, è probabile che si ripercorreranno strade già battute durante il primo lockdown: la gente cercherà vino di qualità. meno vendite ma una battuta più alta.

 

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