Sulle strade del Tour: la Provenza

Si riparte dopo il primo giorno di riposo a Tignes, con la decima tappa: AlbertvilleValence, 190,7 chilometri, giornata per velocisti dopo due fatiche in montagna e, ancor prima, la durissima frazione di venerdì scorso Vierzon-Le Creusot. Albertville, all’interno di uno tra i più estesi comprensori sciistici del mondo (Pays du Mont-Blanc e Terantaise) è città di tappa per la sesta volta tra arrivi e partenze. Arrivi (pochi) in cima alle salite che fanno da corona alla città olimpica e partenze (di più) la mattina dopo. Si partì da Albertville l’ultima volta due anni fa, 2019, nella famosa tappa di Val Thorens accorciata di 70 chilometri per il maltempo e per quella frana improvvisa che per fortuna non provocò vittime. Vincenzo Nibali vinse la tappa ed Egan Bernal ebbe la certezza d’aver vinto il Tour. Valence, nella Prefettura della Drôme, è città di tappa per la quarta volta. L’esordio avvenne nel 1996 e vide la vittoria del colombiano “Chepe” Gonzalez.

Mercoledì 7 undicesima tappa, interamente nella Regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra: Sorgues-Malaucène 198,9 chilometri, caratterizzata dalla doppia scalata al Mont Ventoux. La prima verrà affrontata dal lato di Sault, più lunga e con pendenze costanti (22 km al 5,1% di pendenza media); la seconda dal versante di Bédoin (15,7 km all’8,8%), più corta ma più ostica. In entrambi i casi il Gran Premio della Montagna è posto a 1910 metri sul livello del mare, sei chilometri oltre lo Chalet Reynard, punto di ritrovo per tutti coloro che desiderano salire, anche in auto, sul Ventoux. L’arrivo a valle è posto dopo ben 22 chilometri di discesa. Sorgues, capoluogo del cantone di Vaucluse, ospita il Tour per la prima volta come pure la località d’arrivo Malaucène.

CALEB EWAN

La dodicesima tappa di giovedì 8 luglio sarà di nuovo terreno di caccia per i velocisti, dopo la grande fatica del giorno prima. Si partirà da  Saint-Paul-Trois-Châteaux per arrivare a Nîmes dopo 159,4 chilometri. Saint-Paul-Trois-Châteaux, capoluogo della contea della Drôme, ospita il Tour per la quarta volta, sempre come sede di partenza. Nîmes, nella Prefettura del Gard, accoglie il Tour per la 19ª volta. Nîmes è una delle città più “romane” d’Europa: fu fondata da una colonia dai legionari reduci dalle campagne egiziane di Cesare e è stata definita la “Roma francese” per i bellissimi monumenti – su tutti l’anfiteatro e il Ponte del Gard – che ancor oggi si possono ammirare. Gli arrivi di Nîmes hanno spesso sorriso ai velocisti, come nel caso di Caleb Ewan nel 2019. È entrato nella leggenda, però, il passaggio della corsa nel 1904: per protesta della squalifica inflitta al loro beniamino Ferdinand Payan, i tifosi di Nîmes accolsero il gruppo a sassate! Singolare un altro aneddoto: Abdel-Kader Zaaf, in fuga con Marcel Molinès, cadde e dopo essersi rialzato, ripartì in senso contrario alla corsa. Si disse che avesse accettato vino dagli spettatori. Ma oscawine non può credere a simile diceria e avrebbe offerto una “sbicchierata” a tutti, spettatori e corridori. In vino veritas: o no?

 

ETICHETTE DA GOLDEN GLOBE

Hollywood ha immortalato i romantici vigneti provenzali nella divertente commedia “Un’annata difficile” in cui un cinico broker londinese – interpretato da Russell Crowe – finisce per innamorarsi della tenuta ereditata nel pittoresco Luberon e viene premiato dal rocambolesco ritrovamento finale del mitico “Cœur Perdu”, il vino più pregiato del pianeta. Pochi anni dopo la coppia Angelina Jolie e Brad Pitt ha acquistato Château Miraval nel cuore del mediterraneo dipartimento del Var, cimentandosi nella produzione di un raffinato Côtes de Provence Rosé e piazzando un ulteriore carico da undici sulla crescente notorietà di questo territorio vitivinicolo. Raccontare tutte le denominazioni regionali e le numerose varietà ivi coltivate richiederebbe fiumi di carta, per cui abbiamo deciso di raccontarvi tre fuoriclasse rappresentativi di ciascuna tipologia di colore che ogni appassionato di enologia dovrebbe assaggiare almeno una volta nella vita.

Lo Châteauneuf-du-Pape Blanc della Bastide Saint Dominique è un vino di notevole intensità e purezza aromatica, realizzato con un paritetico assemblaggio di uve Grenache Blanc, Roussanne e Clairette Rose, provenienti da vigne piantate tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta del secolo scorso intorno alla cappella del sedicesimo secolo, vicino alla quale i coniugi Bonnet hanno costruito cantina, dimora e un delizioso appartamento per i turisti. Cristallino nell’abito oro pallido, si caratterizza per le sinuose ‘nuances’ iniziali di biancospino, anice e pera, mentre nel sorso opulento e minerale escono man mano raffinati sentori di tè nero, liquirizia e pepe che accompagnano il finale lungo e arioso.

Prodotto solo nelle migliori annate, il Côtes de Provence Le Clos Peyrassol Rosé nasce in un vigneto quasi millenario cintato da muretti di pietra nel fascinoso quadro di un borgo templare perfettamente conservato. Il ghiaioso suolo argillo-calcareo conferisce alle sei varietà che compongono il blend, in cui predomina l’uva Cinsault, un’inconsueta complessità che gratifica le caratteristiche di ciascun vitigno. Il colore salmone pallido preannuncia i delicati profumi di bosso e mandarino, a cui rispondono in bocca il carnoso sapore di pesca e la fresca acidità del pompelmo rosa. Sebbene la prima annata di produzione risalga al recente 2009, grazie alla sua seduttiva eleganza il purosangue della Commanderie de Peyrassol è già diventato un riferimento mondiale della vinificazione in rosa.

Lucien Peyraud del cinquecentesco Domaine Tempier è soprannominato il “precursore del Mouvèdre”, il vitigno dominante nei tre appezzamenti La Migoua, La Tourtine e Cabassaou, le cui uve migliori confluiscono nel Bandol Cuvée Classique Rouge. L’assemblaggio con piccole quote di Grenache, Cinsault e Carignan produce un vino prorompente e selvatico dal fitto colore rubino e dagli intensi sentori animali che si miscelano a profumi di ciliegia, caffè, sottobosco ed erbe mediterranee. Il sorso denso, avvolgente e alcolico in cui prevalgono i frutti neri e la liquirizia è rinfrescato da una incisiva vena acida e da una curiosa nota metallica di ruggine.

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