Sulle strade del Tour: l’Île-de-France

Ultima parte del viaggio attraverso le regioni e i vigneti toccati dalle tappe di questa 108ma edizione del Tour de France, che si concluderà come da tradizione domenica 18 Luglio sugli Champs-Elysées di Parigi. Oggi si disputa la diciannovesima tappa, da Mourenx a Libourne, 207 chilometri tutti in pianura, con un percorso adatto ai velocisti oppure a coraggiosi fuggitivi di giornata i quali sappiano dare fondo alle energie residue di un Tour stressante come sempre.

EDDY MERCKX

Mourenx è un comune del dipartimento dei Pirenei Atlantici nella regione della Nuova Aquitania e anch’esso fa parte della regione storica del Béarn. È sede di tappa per la quinta volta. Il primo a vincere fu Eddy Merckx, all’epoca a caccia del suo primo successo finale al Tour. Andò in fuga lungo la discesa del Tourmalet e giunse al traguardo con sette minuti di vantaggio. Nel 1969, 1970 e 1999 Mourenx fu scelta come sede di partenza del “dopo Pirenei” con arrivo di tappa sempre a Bordeaux: vittorie di Barry Hoban, Rold Wolfshohl e Tom Steels. Libourne è nella sottoprefettura della Gironda ed è sede di tappa per la quarta volta. Nel 1957 da qui partì la cronometro individuale verso Bordeaux (66 chilometri!) con Jacques Anquetil trionfante in maglia gialla. Un’altra cronometro, però a squadre, fu vinta dalla Panasonic nel 1992.

Sabato 17 ventesima tappa: Libourne – Saint-Emilion, 30,8 chilometri a cronometro individuale. Saint-Emilion, comune della Gironda, sarà sede di tappa per la terza volta ed è stata scelta sempre per tappe a cronometro. Nel 1978, arrivo a Sainte-Foy-la-Grande e prima vittoria in una tappa del Tour per Bernard Hinault: ne seguiranno altre 27, di cui 19 a cronometro. Nel 1996, partenza da Bordeaux (63,5 km) vittoria al tedesco Jan Ullrich e Tour al danese Bjarne Riis.

Chiusura domenica 18 con la ventunesima e ultima tappa, con il tradizionale arrivo a Parigi, sugli Champs-Elysées: si partirà da Chatou conoscendo già il nome del vincitore del Tour de France 2021. Chatou è il capoluogo del cantone degli Yvelines, prima volta sede di tappa del Tour, ed è stata eletta sede di partenza dell’ultima tappa nell’ambito di un accordo con gli amministratori del dipartimento degli Yvelines. Da questa regione parte (ovviamente ogni volta da una città diversa) il Tour da quattro anni e lo farà fino al 2023 compreso. Anche la Parigi-Nizza (organizzata dalla stessa società del Tour) parte da questa zona da dieci anni e sarà sempre l’Yvelines a ospitare tutte le gare (strada, pista, mountain bike, BMX) dei Giochi Olimpici di Parigi 2024.

DANIELE BENNATI

Parigi è… Parigi: il Museo del Louvre, la Torre Eiffel, la cattedrale di Notre Dame, il Moulin Rouge, Montmartre, Montparnasse, il Centre Pompidou, l’Eliseo e molto altro. In mezzo a tanta arte, dal 1975 per la 46ª volta consecutiva, assisteremo all’arrivo tradizionale, inconfondibile, storico, unico, sugli Champs-Élysées. Come se non bastasse, arrivo e premiazione sono organizzati in modo che il tutto avvenga verso le otto di sera, quando il sole sarà alle spalle dell’Arco di Trionfo e l’effetto ottico straordinariamente strepitoso. Una grande festa finale, più che una normale tappa di una grande corsa. I corridori italiani che sono riusciti a vincere lungo le strade della capitale francese si contano sulle dita di una mano e quindi ricordarli è il minimo che si possa fare: 1986 Guido Bontempi, 1996 Fabio Baldato, 1997 Nicola Minali, Stefano Zanini nel 2000 e infine Daniele Bennati nel 2007. È tempo che anche Sonny Colbrelli entri in questa ristrettissima élite.

 

DA MONTMARTRE ALLA TORRE EIFFEL

L’Île de France è stata per molti secoli la principale regione vinicola d’oltralpe, prima di venire falcidiata a fine Ottocento dall’epidemia di fillossera e successivamente dalla galoppante urbanizzazione dell’area intorno a Parigi.

La testimonianza più suggestiva di questa storica viticoltura la troviamo proprio nel cuore di Parigi dietro alla Basilica del Sacro Cuore di Montmartre, quartiere ricoperto di filari fino a metà del Diciannovesimo secolo, dove resta una piccola vigna di 1762 viti a bacca rossa che produce ogni anno un migliaio di bottiglie. Queste vengono puntualmente battute all’asta dalla Municipalità del locale Arrondissement in occasione della ottobrina Festa della Vendemmia. Ogni giorno orde di cittadini e turisti si avvicendano sulla lunga scalinata che da conduce da rue Lepic alla sommità della collina e amano sostare nei pittoreschi ‘bar à vin’ per sorseggiare un buon calice di vino, molti dei quali provenienti dal territorio circostante.

Due intraprendenti giovani parigini, fondatori della Winerie Parisienne, hanno avuto la coraggiosa idea di rilanciare la viticoltura nella regione che, grazie anche ai mutamenti climatici, si presta oggi – ancor più del passato – alla realizzazione di potenziali prodotti di elevata qualità. Dal 2015 sono stati impiantati, prima nella periferia ovest della capitale, poi nella piana di Versailles, dieci ettari di vigneti di Chardonnay, Chenin blanc, Pinot noir e Merlot.

Ma è di pochi mesi fa la notizia che ha fatto davvero scalpore: l’iniziale cantina di Montreuil è stata affiancata da una modernissima ubicata nientepopodimeno che al primo piano della Torre Eiffel di fianco al noto ristorante Le Bulle Parisienne, dove pochi mesi fa è stata imbottigliata e messa in commercio la prima annata del Merlot in purezza (circa 2.500 bottiglie). Il Plaine de Versailles Merlot colpisce nel segno con una fluida trama in cui i morbidi tannini sono equilibrati dalla vibrante acidità, mentre al naso prorompono eleganti profumi di prugna matura e cioccolato bianco vivacizzati da una mentolata nota balsamica. Da pochi giorni appassionati e curiosi possono visitare questa singolare cantina metropolitana, girando tra vasche di fermentazione, botti e attrezzature per l’imbottigliamento, per poi assaggiare i vini a 58 metri d’altezza con impagabile vista sulla “ville lumière”.

E chissà che tra qualche anno il trionfatore della ‘grande boucle’ non possa innaffiare i tifosi assiepati sotto al palco dei Campi Elisi con un brioso metodo classico parigino al posto dell’immarcescibile Champagne…

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