Francesca Seralvo: ‘Il mio Oltrepò da presidente’

Francesca Seralvo di Tenuta Mazzolino è la nuova presidente del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese. L’ex avvocato – nel  2015, lasciò l’attività per dedicarsi all’azienda di famiglia al posto di sua madre – è stata eletta all’unanimità dal CdA. A tre anni dal nostro primo incontro con Francesca, siamo tornati in Oltrepò per farci raccontare questo nuovo incarico.

Qual è stato il percorso che ti ha portata ad arrivare a questa carica?
Devo dire abbiamo lavorato molto bene come gruppo di aziende, diciamo di filiera, unite tutte insieme verso la volontà di dare a questo consorzio un volto nuovo. Ecco, questa era l’idea alla quale abbiamo lavorato e devo riconoscere che tutti gli attori coinvolti nella decisione sul nuovo presidente hanno trovato identità di vedute sulla figura che serviva. Sono stata orgogliosa quando è stato fatto il mio nome e poi quando sono stata eletta. Spero di essere all’altezza di rivestire questo ruolo.”

L’elezione ha visto il sostegno da parte di tutti?
Sono stata eletta all’unanimità, un ottimo punto di partenza ricevere la fiducia di tutti.

L’Oltrepò talvolta sembra l’Italia dei Comuni: tante visioni, qualche battibecco e c’è chi parla di una litigiosità interna. Tutto vero? Nel caso come affronteresti questa situazione?
“Litigioso è una parola forte, il nostro è un territorio grande dove si muovono tanti attori che hanno interessi diversi per aziende diverse che fanno cose diverse; questa situazione non porta necessariamente a essere litigiosi. L’obiettivo sta nel cercare di lavorare tutti insieme, anche se non si è d’accordo qualcosa, siamo consci delle opportunità che potremmo avere come gruppo.”

Quindi niente litigiosità…
“Forse nel passato, dai, ma oggi tutto questo possiamo dirlo superato. Parliamo di punti di vista differenti.”

A proposito di punti di vista diversi, il tuo vice sarà Barbieri, protagonista di uno strascico polemico dopo un convegno con Regione Lombardia e Coldiretti. Magari la sua posizione era giusta ma il momento per parlarne sbagliato. Pensi, da presidente, di cercare il dialogo che chiedeva in quella occasione?
“Non ero presente all’evento e sottolineo di  essere molto contenta che Massimo Barbieri sia vicepresidente, perché è una persona preparata e rappresenta una cantina importante: sarà un asset di peso. Il tema delle cantine in crisi è reale e va risolto. La viticoltura in Oltrepò è costosa, non lavoriamo in pianura: vorremmo che le uve venissero ben remunerate, per esempio. Io non cercherò qualcosa ma, nel caso, lo fara il nostro CdA, affronteremo i nostri problemi, uno alla volta e, lo ripeto, tutti assieme: un dialogo con tutti, Coldiretti, Confagricoltura e gli altri protagonisti del settore.”

C’è una cosa che mi ha spiazzato nella comunicazione dell’Oltrepò: la discontinuità d’immagine. Un anno Pinot Nero, quello dopo Bonarda, dimenticando che siete entrati fra i maggiori produttori di bollicine in Italia e che cresce l’export. Il pinot nero dovrebbe essere il vostro frontman ma le energie vengono disperse su fronti diversi.
“Vero, il pinot nero potrebbe essere alfiere dell’Oltrepò, concordo su questo ragionamento. Su quanto accaduto, torniamo al discorso fatto prima di un’area variegata dove si producono uve diverse. Il consorzio promuoverà tutte le denominazioni che, ognuna a modo suo, contribuiscono alla crescita del nostro territorio e della nostra immagine. Lavoreremo sicuramente su una promozione mirata.”

Lo sbarco di Cantine Ermes in Oltrepò ha dato vita a una discussione sterile. Non è positivo che grandi investitori vogliano entrare nel territorio, attirandone anche altri?
“Non conosco Ermes e non giudico il suo arrivo, avvenuto da poco, ma suscitare interesse negli imprenditori è sicuramente un segno di un cambiamento, rispetto a quando non accadeva.”

Portiamoci avanti, tra 100 giorni cosa diremo del nuovo presidente?
“Che sta lavorando affinché l’Oltrepò trasmetta un’idea di eccellenza. Serve una valorizzazione del nostro brand che porti benefici e opportunità a tutti quanti. Ci sono idee, entusiasmo ma bisogna mettersi al tavolo e scrivere un progetto condiviso.”

Ultima domanda alla produttrice. Negli ultimi anni, il maltempo improvviso ha colpito duramente l’area: produzioni ridotte se non azzerate con cantine che hanno prodotto pochissimo vino. A volte l’Oltrepò sembra un’area monsonica.
“Parli di un problema attualissimo. Tutto il lavoro che facciamo è mirato a una produzione di qualità che parte dalla vigna: stiamo portando avanti ricerche e applicando tecniche per evitare queste tragedie, dall’inerbimento al sovescio.”

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