Nugnes, degustazione vinta dai vitigni autoctoni

Sono passati cinque mesi dalla nostra prima visita all’azienda vinicola Nugnes. Questa volta siamo tornati a trovare per degustare alcuni dei loro vini.

Nugnes è una cantina giovane che non ha ancora girato la boa dei venti anni (si festeggerà nel 2022), ma con le idee molto chiare: tradizione e forte rapporto col territorio, puntando sui vitigni autoctoni, i migliori, visto il loro adattamento secolare alla zona di Mondragone, in termini di resa e qualità. Ecco la nostra degustazione.

“Vite Aminea” è una Falanghina della Campania IGT. Un vino giallo paglierino brillante con riflessi dorati, che al naso risulta molto intenso e persistente. La lunghezza olfattiva si ritrova al palato: mela renetta, pera williams, fiori bianchi e sentori di erbe aromatiche. Il terreno vulcanico su cui crescono le vigne regala una interessante mineralità. Una piacevole acidità completa un vino decisamente equilibrato e armonioso. Degna di nota anche la bottiglia che, con l’etichetta oro, salta all’occhio: la più bella tra tutte le referenze Nugnes.

Passiamo adesso al “Tacito”, Falerno del Massiccio Doc, 80% aglianico e la parte restante di piedirosso, una varietà non particolarmente amabile ma ottima come spalla per sviluppare i profumi. Infatti, il vino è lungo e con una buona persistenza all’olfattiva dove, da un immediato fruttato di ciliega, si passa all’amarena e a note vellutate di caffè e cacao. Come tutti gli aglianici non manca la tannicità che non è aggressiva, anzi. Un vino ottimo in abbinamento alla cacciaggione.

Veniamo infine al “Caleno Riserva”, Falerno del Massiccio Doc, un altro 80% aglianico e 20% piedirosso che a differenza del Tacito (un anno in acciaio), trascorre 12 mesi in barriques di rovere francese e altrettanto tempo in bottiglia ad affinarsi. Il colore è un rosso rubino scarico che non ammalia ma, quando arriva alle narici, il Caleno bussa con ciliegia, lampone e altri frutti di bosco, accompagnati da viola, menta e una vaniglia garbata, accennata, che dimostra un uso saggio del legno. Il tannino dell’aglianico è presente ma ingentilito dalla barriques. Rimane un dubbio: qual è la longevità di un vino del genere? Le premesse fanno ben sperare.

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