Rivedere i preconcetti sul vino nella GDO

A cena, un amico mi ha segnalato la presenza di una prestigiosa cantina in un ipermercato. Non è la prima volta che capita e non sarà l’ultima, personalmente non ci trovo niente di strano.

Mi ha stupito, invece, ascoltare le reazioni di alcuni commensali che, sapendo della presenza di quelle bottiglie sullo scaffale di un super, hanno immediatamente etichettato la cantina come modesta, declassandola ad azienda di scarsa qualità. Nei discount non si può vendere vino importante? Se così fosse, il discorso varrebbe anche per tanti prodotti alimentari che troviamo nei negozi di prossimità. Il mondo di chi pronuncia “top” evidentemente il “cheap” facile ma guardando i fatti, un supermercato svilisce davvero un prodotto?

Il giorno dopo, ho fatto il giro di quattro di queste realtà vicino casa mia (viva le liberalizzazioni, direbbe ironicamente il mio amico Alfonso Rossetti), dando un’occhiata ai vini in vendita con occhio più attento del solito. Alcuni esercizi hanno creato intorno al vino un microcosmo, fatto di strutture in legno, separazione delle bottiglie per regione, a loro volta suddivise in rossi, bianchi, rosé e bollicine. Un’esagerazione? Assolutamente no. Comodo, veloce per chi cerca una regione in particolare e ha anche le idee chiare sul colore preferito del suo vino. Questo, però, è stato l’unico caso. Negli altri supermercati, ho trovato il vino nella zona bevande, accostato a superalcolici e bibite, con un’offerta più o meno ricca a seconda della catena. Un venticinque per cento ma il dato e limitato.

Tornando a un discorso generale, è chiaro che non tutte le strutture hanno lo spazio per organizzare una piccola enoteca, così come è evidente che non tutte lavorano sulla selezione dei vini. È vero che al supermercato trovi il vino più democratico che ci sia, quello nella fascia fra i 3 e 5 euro, ma ci sono prodotti che arrivano anche a 30 euro e, in alcuni casi, bottiglie di livello, a volte messe sotto chiave (se venissero eliminati i fari che le illuminano ma al tempo stesso le scaldano, sarebbe meglio).

Non c’è una regola, generale ognuno lavora per il mercato di riferimento e in base a quanto il momento storico gli permette di fare. Sempre il mio amico Alfonso Rossetti tempo fa mi parlava di come nella sua attività commerciale – uno storico panificio con angolo enoteca e un sommelier a disposizione dei clienti per consigliarli – la battuta del vino fosse aumentata durante la pandemia. La gente stava in casa, non spendeva e si coccolava con un buon bicchiere. Recenti dati sul periodo pandemico hanno confermato quanto il titolare della Rossetti Bros aveva raccontato a oscarwine più di due anni fa: nei discount si spende di più per il vino e si strizza l’occhio, quando possibile, a bottiglie importanti.

Sfatiamo una leggenda metropolitana: nei supermercati, ormai, si trovano molte realtà, dalle meno note ad alcune blasonate. Ci sono cantine che hanno aperto le loro porte alla GDO e altre che hanno deciso invece di non entrarvi. Spocchiose? Sostenute? Forse, più semplicemente, non hanno i numeri per lavorare nei supermercati che, con i loro acquisti, toglierebbero prodotto necessario al canale Ho.Re.Ca. Se alcune realtà reputino svilente la presenza nella grande distribuzione, lo possono dire solo i diretti interessati.

I discount offrono molto in termini di scelta e di fascia di prezzo, accontentando tutte le tasche; comunque, il fatto che una bottiglia tra i 7 e gli 8 euro non sia un buon prodotto è un altro preconcetto da superare. Nel nostro paese esistono moltissime realtà e vi stupireste, nel caso già non lo sappiate, di quante sorprese si possano trovare in questa fascia di prezzo. Oltretutto, come mi capitò di toccare con mano in Garfagnana, esistono ipermercati che lavorano in gran parte prodotti del territorio, a prezzi assolutamente vantaggiosi (con beneficio delle realtà locali).

Quello che manca in questi grandi negozi è il contatto umano che si crea in enoteca, dove con il proprietario si scambiano due chiacchiere, arrivano consigli, vengono suggerite delle chicche e si crea un rapporto difficile da trovare nelle corsie di un discount. Quello che sicuramente non manca è la qualità. Se una cantina entra nella grande distribuzione non significa che, per magia, diventi immediatamente scadente, proponga vini imbevibili, qualcosa di cui vergognarsi nel caso si portino a casa di amici. La componente screditante del vino da discount ormai è superata.

Il vino è lo stesso, al supermercato o in enoteca. Il prezzo, a volte, può essere diverso ma questo è un altro discorso e forse un altro articolo…

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