Storie di donne: Donatella Cinelli Colombini

Le donne rifiutano le quote rosa, sono sempre più indipendenti, ribaltano i luoghi comuni su di loro e, cosa che ancora pochi sanno, producono vino.

Con buona pace di chi pensa che il vino sia una cosa da uomini, in questo settore il presunto sesso debole è in realtà il sesso forte e posizioni un tempo ritenute esclusivamente maschili oggi sono ricoperte da donne.

DONATELLA CINELLI COLOMBINI

Una delle signore che ha dato un impulso fondamentale a questa svolta è Donatella Cinelli Colombini, proprietaria dell’omonima cantina, presidente dell’Associazione Nazionale “Le donne del vino” – sodalizio che dal 1988 promuove la cultura del vino attraverso il contributo di donne impegnate nel settore – e confermata nel 2019, per la terza volta consecutiva, alla guida della Doc Orcia, cresciuta esponenzialmente a livello di produzione e percezione di ristoratori e pubblico.

Le donne – spiega la manager – hanno un approccio diverso verso il settore rispetto agli uomini. Dimostrano una maggiore attenzione all’ambiente, sia come consumatrici che come produttrici, e poi hanno una naturale predisposizione a creare relazioni interpersonali, dote che si è rivelata fondamentale nel marketing e nell’export.

Donatella Cinelli Colombini è la proprietaria di una cantina giovane (1998) ma viene da un’antica famiglia di produttori, a Montalcino da 400 anni: “Nel 1998, mi staccai per creare la mia azienda che partiva da altre due realtà da ristrutturare: una fatta di vecchi vigneti e un rudere; l’altra divisa fra debiti e investimenti. Mia madre mi diede del Brunello per aiutarmi nella fase di startup. Cercai un enotecnico ma l’attesa per averne uno era lunga. Invece, trovai in brevissimo tempo una ragazza che faceva questo lavoro ed era libera: le donne non le voleva nessuno e parliamo del 1998, non di un secolo fa. Così, nacque l’idea di una cantina con organico femminile: i muscoli sono utili ma da soli non producono grandi vini. In 20 anni di attività, abbiamo costruito una rete vendita in 39 Paesi e ottenuto giudizi eccellenti sui nostri prodotti.

LE DONNE DEL VINO

Ha festeggiato i 30 anni di vita, invece, l’Associazione Nazionale Le Donne del Vino, un baluardo rosa in campo enologico. “Quando entrai nel gruppo – ricorda la manager toscana – eravamo poco più di 600, oggi le associate sono oltre 900. Siamo attive in Italia e all’estero. Dell’Associazione fanno parte proprietarie di cantine, ristoranti e enoteche, agronome, sommelier e giornaliste, solo per citare alcune professionalità.”

Professionalità che in ambito femminile a volte non sbocciano per mancanza di informazione o di una “squadra”: “Il mio consiglio alle ragazze è di studiare tanto, di non fermarsi solo a quello che si apprende a scuola o all’università. Bisogna specializzarsi, approfondire, conoscere le lingue e cercare un percorso formativo all’estero. Infine, è fondamentale fare squadra, entrare in una associazione: in gruppo si è più forti. In agricoltura, il 21% della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) è gestita da donne che producono il 28% del Pil di settore. Siamo la punta di un rompighiaccio che sta aprendo un varco in un ambito maschile.

Quando si raggiunge il vertice o si entra in una catena di comando, le cose non sono semplici come si potrebbe pensare. “Assolutamente no – sottolinea la presidente della DOC Orcia – Al “comando” le donne sono poche e sole mentre gli uomini sono in numero maggiore e hanno un cameratismo che li lega. Da questo sistema si viene esclusi e solo facendosi un nome forte si può davvero superare pregiudizi e atteggiamenti maschilisti.

Parlando di atteggiamenti, è grave il problema di come le donne vengono trattate dagli uomini anche nel settore del vino: “Nelle fiere, specialmente a fine serata, quando il tasso alcolico è alto, capita troppo spesso che qualche uomo si prenda delle libertà ma lo stesso succede nella ristorazione e in altri ambienti. Durante il Covid, i problemi sono cresciuti nel settore occupazionale con le donne tra le prime a pagare con la perdita del posto di lavoro, purtroppo infatti molte avevano contratti a termine per occuparsi di famigliari e figli per cui erano meno tutelate.”

Appuntamento a domani per la prossima storia…

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