Vite in Riviera, quando il vino fa rete

In quanti modi si può dire o scrivere la parola “vino”?

Nel ponente ligure l’associazione di questa parola è con i nomi più significativi, come Granaccia, Ormeasco, anche nella sua declinazione Sciac-Trà, Rossese, Lumassina, Moscatello di Taggia, Pigato e Vermentino; i primi quattro rossi e rosati, i restanti bianchi, tutti DOC o IGT.

Una sottile lingua di terra principalmente montuosa, le provincie sono quelle di Savona e Imperia: un territorio morfologicamente vario, nel quale insistono venti e correnti sia di origine marina sia dalle vicine Alpi. Bastano pochi chilometri per avere profumi e sensazioni al palato profondamente differenti, pur in presenza dello stesso vino; per ognuno, però, c’è una matrice comune, che regala una spiccata identità a ciascuna delle singole referenze, e che rimanda immediatamente al DNA di questa parte della Liguria.

Una zona piccola ma importante e famosa per il suo turismo, le proposte gastronomiche, il suo bouquet culturale e architettonico, la bellezza dei paesaggi sospesi tra monti e mari, e che deve ora, più ancora di prima, investire su un patrimonio vinicolo, che ad oggi non raccoglie pienamente quanto meriterebbe, che nulla ha da invidiare agli atout che già la rendono celebre e iconica. Se la necessità è quindi quella di far conoscere appieno i vini del ponente ligure, l’ingegno ha suggerito l’organizzazione di una tre giorni di approfondimento, dedicata alla stampa di settore, che ha preceduto la quarta edizione di Prime di Vite in Rivera, tenutasi il 18 e 19 luglio scorsi nei locali dell’Enoteca Regionale di Liguria a Ortovero.

Un evento, dal forte potenziale qualitativo ma che ancora si presenta un po’ acerbo e che, a nostro avviso, necessita di maggiore coesione tra tutti gli attori per un obiettivo comune, quello di “fare squadra“, organizzato e voluto dai soci di Vite in Rivera, 27 aziende nel momento della pubblicazione, che rappresentano una superficie di oltre 144 ettari vitati per una produzione annua superiore alle 1.300.000 bottiglie, con un volume d’affari pari a 10 milioni di euro l’anno, cifra che include più di 220 aziende coinvolte direttamente o indirettamente. Una viticoltura, a causa di un territorio morfologicamente a volte difficile e impervio che implica un lavoro quasi sempre svolto a mano senza l’utilizzo di macchinari e trattori, realmente eroica, e che valica le frontiere del nostro paese per farsi conoscere in nazioni quali Danimarca, Finlandia, Svezia, Norvegia, USA, Germania, Regno Unito, Svizzera e Giappone.

La tre giorni dedicata alla stampa specializzata ci ha permesso di conoscere nel dettaglio, e di degustarne le proposte, 6 delle 27 cantine aderenti all’associazione Vite in Riviera: Cascina Feipu dei Massaretti, Azienda Biologica Bio Vio, Cascina Praiè, Podere Grecale, Azienda Agricola Lombardi e Ramoino Vini. Le note degustative offrono, si scriveva più sopra, importanti differenze a seconda della cantina, pur in presenza della stessa referenza, ma per ciascun vino sono evidenti profumi mai banali nè scontati, sapori decisamente sapidi ma senza eccessi e un’evidente, senza risultare però aggressiva, mineralità; sono, queste, le note comuni e identitarie delle proposte vinicole del ponente ligure.

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