La politica dice no agli health warnings sul vino

La Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati ha approvato una risoluzione per arginare gli effetti della decisione presa dall’Irlanda di inserire nelle etichette dei prodotti vitivinicoli e brassicoli la dicitura “nuoce gravemente alla salute.” Il voto è stato unanime, dimostrando unità di intenti dell’arco parlamentare per tutelare il vino italiano da possibili ripercussioni di questa decisione.

Abbiamo sentito l’onorevole Mirco Carloni, presidente della Commissione, su questo voto e i prossimi passi del Governo nell’ambito del contrasto all’etichettatura irlandese.

Presidente, ci parli di questa risoluzione.
Ieri sera, abbiamo votato una risoluzione che ha come obiettivo quello di contrastare l’introduzione sulle etichette dei vini e delle birre di una dicitura che indica un rischio per la salute connesso al loro consumo. Il fatto più importante è che questa risoluzione è stata firmata e votata da tutti i partiti della Commissione che presiedo e che ha, tra i suoi impegni, quello di vincolare il Governo ad agire a livello europeo e in tutte le sedi possibili, dalla Corte di giustizia agli organi di soluzione delle controversie dell’Organizzazione mondiale del commercio, per evitare questa situazione.

L’onorevole Carloni

Reputa che il semaforo verde all’Irlanda possa mettere in crisi il vino italiano?
La risoluzione nasce per contrastare quello potrebbe rappresentare un problema serio per il nostro vino, per un indotto di 14 miliardi di euro, e per un prodotto che fa parte della nostra cultura. Questa decisione, ripeto va contrastata, anche con l’aiuto di altri paesi. Questo è solo uno dei tanti attacchi al nostro vino, dei tentativi di modificarlo, trasformarlo in altro. Dobbiamo tutelare la nostra filiera produttiva, gli agricoltori, i vitigni autoctoni e secoli di storia enologica. È un discorso che non vale solo per il vino ma anche per altri settori come quello delle farine, dove è forte la discussione sull’uso degli insetti, altra situazione che va monitorata con grandissima attenzione.

Non sarebbe meglio fare cultura e insegnare a bere con consapevolezza piuttosto che ricorrere agli health warnings che già col tabacco non si sono dimostrati un deterrente?
Sul vino è necessario fermarsi un attimo a riflettere sull’utilizzo, sull’abuso e sugli effetti collaterali di un consumo smodato. Esistono oltre 250.000 pubblicazioni scientifiche che confermano, tra le altre cose, che un consumo moderato di vino è salutare: ha effetti positivi. Non è un prodotto da criminalizzare solo perché contiene alcol; parliamo di un qualcosa che fa parte della nostra alimentazione, della nostra dieta. Ovviamente, un abuso non solo è pericoloso per la salute, discorso che vale per tanti alimenti che consumiamo quotidianamente, ma anche per quanto può accadere nel caso una persona ubriaca salga in macchina e guidi, mettendo a rischio la sua vita e quella di altri. Sono necessari non solo più controlli sulle strade ma anche fare cultura fra i giovani, spiegare loro che possono distruggere delle vite, compresa la propria. Non credo che basti un avviso su un’etichetta a spiegare tutte queste cose o a far bere meno una persona.

Quali sono i prossimi passi?
Abbiamo intenzione di coinvolgere anche le commissioni agricoltura degli altri parlamenti europei che condividono con noi questa linea di contrasto alle nuove etichette.

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