Siate gentili, questo mondo ne ha bisogno
La violenza sulle donne, il relegarle a ruoli marginali, la non considerazione come si combattono? Con la cultura – intesa come crescita della società ed educazione dei figli – e con i fatti.
E cosa si scrive quando ti chiedono di affrontare l’argomento? Da uomo, non è facile parlare di un tema delicato, perennemente in equilibrio precario fra parole e gesti che possono essere fraintesi, perché la sensibilità personale di chi legge o ci è vicino ha un termometro tarato sulla sua vita: privato, intimo, poggiato su cuore e mente.
Da padre di una figlia di 12 anni e amico di donne che hanno subito molestie e altro, scrivere è ancora più complicato perché il dizionario disponibile è limitato a poche parole che esprimono paura, orrore, rabbia e impotenza davanti a un nemico invisibile che appare e colpisce, a volte all’improvviso, altre preannunciato da denunce e allarmi rimasti inascoltati. Il giornalista, invece, sceglie di raccontare delle storie, nel nostro caso storie di vino.
Parlando di donne e lavoro, tempo fa, Caterina Mastella Allegrini – direttrice marketing di Villa Della Torre, amministratore delegato di San Polo (Montalcino) e responsabile dei progetti culturali per Allegrini Estates – mi disse che “Per mia mamma è stato sicuramente diverso e più complicato rispetto a me perché, quando ha preso in mano l’azienda familiare dopo la morte di mio nonno, il mondo del vino era prettamente maschile e le donne non erano minimamente considerate. Ai tempi di mio nonno, le sue sorelle furono “liquidate” e l’impresa di famiglia rimase a lui e a suo fratello Francesco. Poi nonno, con i suoi figli, volle percorrere una nuova strada, mettendo in azienda mia madre che, a differenza degli zii, impegnati nella conduzione dei vigneti e nella produzione, si occupava di marketing e del settore commerciale. Immaginate cosa passò: donna in un mondo maschile a promuovere un vino che ai tempi nessuno voleva. Oggi, l’ambiente è cambiato, più preparato e soprattutto noi donne siamo tante, tra cui molte giovani presenti proprio nel marketing e nella comunicazione, un ambito ormai femminile.”
È vero, le donne del vino sono sempre di più, spesso associate perché l’unione fa la forza e perché dare un esempio alle ragazze è fondamentale. Rimane il fatto che, troppo spesso, mi è capitato di vedere chi cercava il titolare di una cantina allontanarsi trovandosi davanti una donna. Personalmente, non mi piace la distinzione fra uomo e donna. Preferisco quella fra persone capaci e incapaci, unico spartiacque lavorativo al quale dovremmo tutti fare affidamento, non le quote rosa che, spesso, risultano offensive per chi ci rientra, considerate privilegiate (sigh).
Questo esempio per dire che ci sono famiglie come quella di Caterina che sono andate contro la massa, il pensiero comune, dimostrando un atteggiamento moderno ante litteram. Poi, ci sono anche storie drammatiche legate a donne del vino, come quella di Marisa Leo, responsabile marketing e comunicazione della cantina Colomba Bianca di Mazara del Vallo, uccisa a colpi di fucile dall’ex compagno. In questi casi siamo spettatori di tragedie che lasciano senza parole e, come dice mia figlia, limitano la capacità di esprimersi a una sola domanda: “Perché?”
Lascio ad altri, le spiegazioni, i consigli, le analisi. Personalmente dirò una sola cosa: denunciate. Sapete che un’amica potrebbe essere in potenziale pericolo? Aiutatela, rivolgetevi alle strutture di sostegno, ma soprattutto denunciate. Il silenzio non è d’oro, è solo complicità.
Chiudo con una notizia che arriva dal Piemonte e ci racconta di un meraviglioso atto di generosità fra donne. In un post, Michela Adriano della cantina Adriano Marco e Vittorio ha pubblicato delle foto dal parrucchiere prima e dopo un taglio drastico della sua lunghissima chioma, accompagnate da questo pensiero: “A volte ci sono gesti che costano quasi niente a noi e invece ad un’altra persona fanno la differenza. Per me questo è un esempio. Ho aspettato 6 anni: è nel 2018 che ho deciso che avrei fatto crescere i capelli per un buon motivo. Sono stati 6 anni con un pensiero gentile in testa, 6 anni di attesa di qualcosa di bello, 6 anni perché volevo avere una treccia più lunga possibile. Non vedevo l’ora di poterlo fare. E ieri finalmente sono andata da Chiara che subito mi ha chiesto se fossi impazzita a tagliare così tanto e invece dopo abbiamo condiviso l’emozione di questo gesto, perché è davvero un gesto carico d’amore. Ora impacchetto la mia treccia e vado subito a spedirla a @unangelopercapello sperando di donare un po’ di felicità a qualcuno. Siate gentili, questo mondo ne ha bisogno.”
Appunto. Siate gentili, questo mondo ne ha bisogno. Scusa Michela se ti ho rubato la frase per il titolo.