Storie di donne: Elisa Fiore Gubellini
Nata e cresciuta a Torino ma di origini istriane, Elisa Fiore Gubellini si diploma sommelier AIS nella città natale dopo aver lavorato per diversi anni come fine wine merchant, per l’e-commerce di Grandi Bottiglie e in proprio.
Nel 2018 fonda il noto gruppo di donne sommelier Wine Angels, un’associazione di blogger e influencer specializzate nel settore dell’enogastronomia. La start-up eroga consulenze specialistiche a cantine e consorzi, organizza eventi correlati al mondo del vino e propone wine tour didattici nelle zone vinicole più vocate di Italia e Francia.
Determinata e vulcanica, la protagonista del nostro incontro è fermamente convinta delle enormi opportunità che il mondo del vino, a suo avviso ancora fortemente a predominanza maschile, possa offrire alle donne negli anni a venire.
Come è nata la tua passione per il mondo del vino?
“Il mio coinvolgimento in questo settore è frutto di una concatenazione di eventi, per quanto in cuor mio sapevo benissimo fin da piccola cosa mi sarebbe piaciuto fare nella vita. Completati gli studi universitari, sono entrata nel mondo del lavoro con ruoli impiegatizi che però non valorizzavano le mie doti comunicative e la mia intraprendenza. Ho quindi deciso di spostarmi su attività di natura più commerciale, dapprima nel settore finanziario e assicurativo, poi in una grande catena di palestre della quale sono presto diventata responsabile commerciale. Un cliente della palestra, noto distributore di vini pregiati, accortosi della mia determinazione mi ha proposto di coadiuvarlo nello sviluppo commerciale della sua azienda. Per affrontare con competenza la nuova avventura mi sono iscritta al corso AIS e tre anni dopo mi sono diplomata sommelier professionista.”
E poi sono arrivati i social…
“Presto mi sono resa conto che per ampliare il business era necessario rafforzare il settore e-commerce e che il potere dei canali social poteva amplificarne l’efficacia. Decisi di seguire l’esempio di una mia conoscente, proprietaria di un negozio d’abbigliamento, che vendeva anche online: lei era solita inviare vestiti a influencer del mondo della moda, le cui foto contribuivano all’aumento delle vendite sull’e-commerce. Mi è venuta così l’idea di seguire lo stesso percorso, ma mi sono resa conto che i wine influencer attivi in quel momento in Italia non erano adatti al target di appassionati di vini rari e costosi che volevo raggiungere. Ho deciso quindi di iniziare una nuova avventura insieme ad un paio di sommelier di Torino. Eravamo in tre, un po’ come le Charlie’s Angels, ben caratterizzate da età, fisicità e gusti decisamente differenti. Mi è sembrata un’idea vincente quella di unire il bello e il buono, come amavano gli antichi Greci, evocando con le giuste immagini suggestioni immediate, lontane da terminologie tecniche e liturgie ormai desuete, riportando in questo modo il vino al concetto edonistico di ‘piacere’ per far avvicinare più persone possibili. I riscontri del pubblico sono arrivati fin da subito e sono stati davvero incoraggianti.”
È da qui che nasce il progetto Wine Angels?
“Esatto, il progetto è nato nel 2017 dall’esigenza di promuovere l’e-commerce che gestivo e si è trasformato via via in una sorta di manifesto di rivalsa da parte del gentil sesso. Quando frequentavo i corsi di sommelier tutti i docenti e relatori erano uomini, nelle degustazioni con bottiglie importanti che organizzavo o alle quali ero invitata incontravo solo signori e – nel migliore dei casi – la fidanzata di uno di essi, davanti ai bagni delle manifestazioni più importanti vedevo solo code di maschietti. Al che mi sono detta: voglio vedere la fila anche davanti al bagno delle donne, come avviene ovunque nel mondo!”
Come si svolge l’attività dell’associazione?
“Organizziamo degustazioni e wine tour, pubblichiamo contenuti promuovendo i vini che ci sono piaciuti, sponsorizziamo eventi di settore e, naturalmente, ci rendiamo disponibili a collaborazioni retribuite con aziende che necessitano di supporto nel campo della comunicazione e del social media management. Le colleghe che, come la sottoscritta, mettono la propria faccia in questo lavoro dispongono di massima libertà per muoversi sul territorio anche in autonomia, a patto che la clientela da loro profilata garantisca quegli essenziali standard qualitativi su cui abbiamo costruito la credibilità della squadra. La parte preponderante delle decisioni scaturisce da un aperto e dinamico confronto interno, metodologia che poi riportiamo con successo anche nelle relazioni con i partner commerciali.”
Il periodo del Covid ha rallentato lo sviluppo del business?
“Più che per colpa della pandemia, le attività dell’associazione sono incappate in alcuni periodi di stanca a causa delle mie condizioni di salute. Ho avuto due tumori maligni, il primo nel 2021 e il successivo meno di un anno fa, e negli ultimi sei mesi mi sono dovuta ancora sottoporre a un ciclo di chemioterapie. La più recente disavventura ho voluto raccontarla giorno per giorno sui social, perché raccontare le nostre vittorie e le nostre sconfitte alle altre persone permette di approfondire i legami di amicizia, di confrontarsi con gli altri e di rinforzare l’autostima. Mentre ero in cura, sono stata quindici giorni da sola in Borgogna a vendemmiare per una famosissima tenuta della Côte de Nuits (il Domaine Prieuré Roch, vedi foto di copertina), lavorando dall’alba al tramonto per 8/10 ore al giorno: è stata per me la più grande vittoria, perché sono riuscita a dimostrare che anche se hai il cancro non sei una morta che cammina e addirittura puoi compiere imprese che la maggior parte della gente non affronterà mai.”
Quindi, oltre che wine merchant e influencer, anche vignaiola?
“Certo! E con grandissimo orgoglio. Oltre all’ultima nel cuore della Côte de Nuits, il mio curriculum annovera numerose altre vendemmie, dal Piemonte al Veneto, dalla Toscana alla Champagne. Ogni anno cambio location proprio per arricchire il mio patrimonio di conoscenze e condividere nuove esperienze. Il vino, come dicevamo, è piacere e le sue caratteristiche intrinseche nascono innanzitutto con la raccolta delle uve. Non c’è niente di più magico di un risveglio quando la natura ancora dorme e, dopo una sana colazione assieme ai colleghi intorno ad un vecchio tavolone di legno, immergersi nei filari e respirare l’aria frizzante e il profumo della rugiada.”
Parlami dei tuoi vini del cuore.
“Da buona piemontese il mio primo pensiero va al Nebbiolo, un vitigno da cui nascono molte delle mie bottiglie preferite. La vicinanza con la Francia mi consente frequenti escursioni nelle amate regioni della Borgogna e della Champagne e se mi chiedi quale sono le bottiglie che porterei con me sulla famosa isola deserta, non avrei dubbi nello scegliere quelle di Madame Leroy, una donna di prodigioso talento enologico che alla sua veneranda età cura ancora in prima persona i vigneti, entrandoci con tanto di scarpe Chanel e filo di perle. Le mie origin istriane mi portano infine in magico territorio a cavallo tra Italia, Slovenia e Croazia dove germogliano i grandi bianchi del Collio e del Carso.”
Quali sono i tuoi progetti futuri?
“I progetti nella mia testa sono sempre innumerevoli e uno di questi, a mio avviso il più innovativo e di cui al momento preferisco non svelare nulla, decollerà a breve. Nei mesi a venire sarò impegnatissima sul fronte delle fiere nazionali e internazionali. Reduce dal Vinexpo Paris, sarò a Dusseldorf per il Pro Wein e poi a Vinitaly, così come al Chianina e Syrah di Cortona e al Paestum Wine Fest. A inizio aprile ho in calendario anche una bellissima degustazione – da me organizzata e condotta – di Rosso e Brunello di Montalcino a Valdobbiadene. Senza dimenticare che nel mio studio arrivano ogni giorno cartoni e cartoni di bottiglie da stappare. Come diceva qualcuno, è un duro lavoro, ma qualcuno deve pur farlo.”
Chiudiamo con un messaggio alle lettrici di oscarwine…
“Nel periodo della Giornata Internazionale della Donna mi sembra doveroso cogliere l’occasione per ricordare a tutte le donne del mondo del vino che possiamo essere professionali e preparate anche senza dover nascondere la nostra femminilità. Non dobbiamo cercare di essere come gli uomini, ma Donne con la D maiuscola.”