Vinitaly 2024, ecco perché (e cosa) ci è piaciuto

Quando torni dalla maratona di Vinitaly, ti viene chiesto subito: “Com’è andata?” Bella domanda, alla quale riceverete risposte diverse a seconda dell’esperienza. Vinitaly è divisivo, innegabile: c’è chi lo ama, qualcuno lo critica, altri giurano che non ci torneranno più (per poi prendersi regolarmente il loro stand dodici mesi dopo) e poi c’è chi lavora per fare in modo che l’esperienza sia migliore l’anno successivo, lo spirito giusto per affrontare e vivere queste manifestazioni.

La mia esperienza è iniziata, ovviamente, alla stazione di Porta Nuova con uno start decisamente positivo: pochi minuti per arrivare con la navetta a Veronafiere, un record di velocità mai visto prima. Iniziare senza vivere il solito carro bestiame, inalare venti ascellari e fiatelle varie, non sudare per il caldo e arrivare subito a destinazione non mi era mai capitato. Positivo anche il secondo step ai tornelli. Diserto l’ingresso stampa per vedere come si passa dalla strada più lunga; quest’anno lettori di QR code funzionanti, passaggio rapido e finalmente inizio del vero Vinitaly.

Rispetto al passato, quest’anno abbiamo tenuto una media di 12mila passi al giorno, entrando la mattina presto, quasi mille in meno rispetto a un anno fa. Che significato dare a questi numeri? I padiglioni non erano affollati come nelle ultime edizioni (anche rispetto alla prima post lockdown) e c’è stata possibilità di fermarsi a lungo con produttori e responsabili dei consorzi: più tempo per parlare, degustare vini con calma e organizzare interviste e visite future. Per chi fa il giornalista, lavorare così è la situazione ottimale.

Mancava qualche amico che quest’anno ha scelto strategie diverse per le relazioni con i buyer e la comunicazione del suo brand al pubblico, mentre altri erano così impegnati che li abbiamo salutati da lontano per non togliere tempo al loro lavoro (tanto ci si vede in giro durante il resto dell’anno e i loro prodotti ormai li conosciamo bene). Si direbbe tutto rose e fiori ma, come dice il detto, “non c’è rosa senza spine”.

Purtroppo, continua la cattiva abitudine di portare a Vinitaly le ultime annate che, quasi sempre, non sono pronte. Così, ci si trova a degustare vini “verdi”, immaturi, che non solo non possono essere consumati ma che non lasciano nemmeno spazio alla fantasia su come potranno evolvere. Una situazione sicuramente penalizzante quando si deve vendere un prodotto. Su questo fronte, nota di merito alla signora Cristina, produttrice toscana che ha portato vecchie annate, contraria all’assaggio di quelle non pronte, e a due aziende, una del Collio e una ligure che, nonostante i loro vini fossero imbottigliati da pochissimo tempo (appena dodici giorni nel caso di quelli friulani), ci hanno regalato belle emozioni, premessa di un’evoluzione interessante delle loro bottiglie: vi terremo sott’occhio.

Molti addetti ai lavori, noi compresi, hanno notato una presenza minore di pubblico in alcuni padiglioni che, in passato, venivano letteralmente presi d’assalto. Cosa significa? Potrebbe essere il sintomo di un mercato e di mode che si spostano verso altre regioni o tipologie diverse di vini, ma all’interno di queste aree c’è stato comunque chi ha lavorato alla grande, riportandoci al discorso fatto qualche tempo fa sull’importanza di organizzare in anticipo e professionalmente gli appuntamenti di Vinitaly (il giusto rispetto per i clienti storici, ma soprattutto spazio ai nuovi).

Piccola parentesi sul pubblico degli “sputacchiatori” che affollano le degustazioni. Si parte dalla centrifugazione del vino, una sniffata in stile Carlito Brigante e poi un sorso che, dopo essere stato trattato come collutorio (e in alcuni casi fatto passare rumorosamente fra i denti) viene sputato senza il minimo pudore. Il vino, cari miei, dovreste berlo, per non perdervi niente del prodotto che state degustando e soprattutto per rispetto verso chi ve lo ha servito.

A breve vi racconteremo il punto di vista di consorzi e cantine, rimandando ad altra occasione il resoconto dell’evento di oscarwine sugli health warnings, tenuto dal sottoscritto con il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio e Lorenzo Cesconi, presidente FIVI.

Photo credits: ©Veronafiere-EnneviFoto

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