Francia, dieci sfiziose alternative allo Champagne

I vini spumantizzati sono riconducibili a tre differenti processi di affinamento: il metodo ancestrale, il metodo classico (chiamato anche ‘tradizionale’) e il metodo Charmat. Se quest’ultimo è stato progettato a fine Ottocento dall’enologo italiano Federico Martinotti, i primi due affondano invece le proprie radici in Francia e, come gran parte delle invenzioni, sono il frutto di eventi e circostanze casuali.

La leggenda racconta che nel primo secolo d.C. un pastore della Gallia orientale ritrovò in primavera un’anfora piombata contenente vino bianco che aveva immerso l’estate precedente sull’argine del fiume Drôme, piccolo affluente del Rodano, per refrigerarla. Il gusto dell’epoca privilegiava il vino abboccato, ottenuto con tecnica di arresto della fermentazione alcolica a metà percorso, così le fredde temperature invernali e la pressione atmosferica interna provocarono la ripartenza della lievitazione e la formazione dell’anidride carbonica. Nacque così il cosiddetto ‘metodo ancestrale’ che negli anni successivi i romani affinarono con rifermentazioni programmate, atte a favorire lo sviluppo dell’effervescenza naturale.

ABBAZIA DI SAINT-HILAIRE

Molti secoli dopo, per l’esattezza nel 1531, i monaci dell’abbazia benedettina di Saint-Hilaire (nei pressi dell’esoterica città fortificata di Carcassonne), impegnati in stravaganti studi alchemici, si accorsero che zuccheri e lieviti inducevano una seconda fermentazione della loro Blanquette de Limoux e la trasformavano in un vino bianco frizzante. Il loro confratello Pierre “Dom” Pérignon, responsabile dei vigneti nel monastero di Hautvillers nella regione della Champagne-Ardenne venne a conoscenza della sperimentazione e si recò in Linguadoca a studiare questa tecnica di vinificazione, consegnata alla storia come ‘metodo classico’, per la messa a punto del mitico Champagne.

Da allora, la Francia delle bollicine è universalmente riconosciuta per le favolose cuvées di questa rinomata appellation, ma quasi tutte le regioni vitivinicole transalpine vantano una mirabile tradizione spumantistica. Con l’avvicinarsi dei convivi natalizi e dei brindisi di fine anno, abbiamo pensato di condurvi in un appassionante viaggio tra le principali denominazioni della tipologia, raccontandovi una decina di fulgide etichette che ben sintetizzano i tratti stilistici delle medesime e che, in tempi di inflazione galoppante, possono rappresentare una più economica ma sfiziosa alternativa al ‘re dei vini’.

Blanquette de Limoux – Linguadoca
Il termine blanquette nel dialetto occitano indica un “piccolo bianco” e il più antico spumante metodo classico del pianeta nasce nel Cinquecento proprio dalla base dei beverini vini locali realizzati con il vitigno autoctono Mauzac. Nel moderno disciplinare questa varietà deve essere ancora presente almeno in proporzione del 90% e viene lasciata facoltà al produttore di aggiungervi piccole quote di Chardonnay e Chenin Blanc. Il periodo di affinamento in bottiglia dopo il tiraggio è stabilito in nove mesi.

La pregevole versione Brut Nature della storica Maison Antech esibisce un brillante colore oro pallido e una bollicina molto fine che origina una schiuma densa e cremosa. Al naso prevalgono i profumi di fiori bianchi, come il biancospino e l’acacia, che man mano evolvono verso il miele e la mela verde. In bocca la bollicina appare sempre ben integrata e apporta leggerezza al quadro aromatico che sfocia nel finale su eleganti note di nocciola e di pane appena sfornato. A tavola può spaziare dagli antipasti ai dolci secchi, con un debole dichiarato per i pesci d’acqua dolce.

Crémant d’Alsace – Alsazia-Lorena
Prodotti fin dall’inizio del secolo con metodologie identiche a quella degli Champagne, gli spumanti alsaziani prevedono però il libero assemblaggio di varie tipologie locali di varietà bianche: Pinot Blanc, Pinot Gris, Pinot Noir, Riesling, Auxerrois e Chardonnay. Le versioni rosé devono invece essere prodotte con sole uve a bacca rossa e, pertanto, con l’unica oggi qui allevata, il Pinot Noir.

Il Brut Méthode Traditionnelle di Charles Sparr si giova della naturale freschezza dei grappoli locali e rilascia delicati effluvi di fiori bianchi e mela verde su un perlage fine e persistente. Scorrevole e rinfrescante, oltre all’aperitivo accompagna con brio antipasti vegetariani e preparazioni di pesce d’acqua dolce.

Caldamente suggerito a tutti gli amanti dei rosati soavi ma al contempo di carattere, il Brut Rosé della cantina Willm accentua la componente fruttata che vira verso i piccoli frutti rossi, con lampone e fragoline di bosco in primo piano. La bollicina tenace e la fragranza aromatica ne fanno una spalla ideale di salumi, guazzetti e primi piatti a base di formaggio.

Crémant de Bordeaux – Bordolese
Come in Alsazia, anche gli spumanti aquitani vengono realizzati con le sole uve dei “tagli bordolesi” che contraddistinguono i celebri vini fermi del territorio: Sauvignon, Sémillon e Muscadelle per i bianchi; Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Merlot, Malbec, Carménère e Petit Verdot per i rossi. Il disciplinare permette inoltre l’aggiunta di varietà accessorie, per un massimo del 30%, come Merlot Blanc, Colombard e Ugni Blanc. L’affinamento sui lieviti in bottiglia deve protrarsi per almeno nove mesi, sia per le versioni in bianco che per quelle meno diffuse in rosa.

La suggestiva e dinamica cuvée della tenuta Timberlay svela al calice un colore paglierino dai riflessi dorati, una spuma morbida e un perlage fine e persistente. Al naso si affacciano sentori di acacia e frutta secca tostata che cedono poi il passo ad agrumi e miele nel sorso fresco e minerale, perfetto per esaltare i frutti di mare, sia crudi che cotti.

Crémant de Bourgogne – Borgogna
Come per i vini fermi, i locali metodo classico vengono confezionati con le tradizionali quattro varietà del territorio: Chardonnay, Pinot Noir, Aligoté e Gamay (quest’ultima utilizzata quasi unicamente nelle marginali versioni rosé). Va da sé che le affinità stilistiche e sensoriali con i vicini Champagne risultano più marcate rispetto agli omologhi di altre regioni. La recente revisione del disciplinare consente peraltro l’aggiunta di piccole percentuali di Pinot Gris, Pinot Blanc, Melon de Bourgogne e Sacy. I mesi di affinamento in bottiglia dopo il tiraggio devono essere almeno nove, a cui ne vanno sommati altri dodici di riposo in bottiglia.

Il complesso Brut Grand Millésime Perle Rare di Louis Bouillot coniuga gli aromi fruttati di mela verde e albicocca con la vibrante acidità degli agrumi su un tessuto cremoso permeato da raffinato pérlage, da richiami al miele d’acacia e da vibrante mineralità. Un vino di razza che conquista a tutto pasto, in particolare con il pesce azzurro, i piccoli crostacei e le carni d’aia.

Crémant de Loire – Valle della Loira
La denominazione regionale si applica ai vini spumanti prodotti con metodo classico nelle denominazioni Anjou, Cheverny, Saumur e Touraine. Possono essere utilizzate quasi tutte le varietà coltivate nella regione, a eccezione del Sauvignon Blanc. Le più utilizzate sono quindi Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Pinot Noir e Grolleau Noir (quest’ultimo con il limite del 30%), oltre al predominante Chenin Blanc (qui noto anche sotto il nomignolo di Pineau de la Loire). Gli spumanti di Loira sono spesso confezionati anche nella versione demi-sec.

Il sapidissimo Pureté de Silex dell’azienda Clos de la Briderie esibisce un mantello giallo pallido con brillanti riflessi verdi, solcato da un perlage fine e persistente che genera in superficie una spuma liscia e densa. Al naso si schiudono fragranze di mela golden, agrumi, mandorla e nocciola, seguite da cremosi richiami alla pasticceria. L’assaggio brioso e leggero, ma al contempo fiero e intrigante, invita a stuzzicare antipastini a base di pesce e ortaggi stagionali.

La meno complessa versione rosè L’Extra par Langlois dell’omonimo Domaine Langlois-Chateau rivela invece un luminoso colore rosa antico e una spuma soffice e ariosa. Il bouquet sprigiona freschi e delicati sentori di lampone, ciliegia e fragola selvatica che puntellano anche il sorso ghiotto e abboccato, ideale per spalleggiare taglieri di salumi e insalate di frutta.

Crémant du Jura – Jura
Gli spumanti della più piccola regione vitivinicola d’oltralpe stanno vivendo un momento di sorprendente popolarità grazie agli aromi decisi delle versioni bianche e alla fruttata freschezza di quelle rosate. Prodotti in vari stili (nature, extra-brut, brut e demi-sec), sono realizzati con i cinque principali vitigni coltivati nella Côtes du Jura: la proverbiale eleganza dei classici Chardonnay e Pinot Noir viene così impreziosita dalle peculiari sfumature affumicate degli autoctoni Savagnin, Trousseau e Poulsard.

Il Crémant Blanc del pluripremiato Domaine Overnoy svela nel bicchiere un colore giallo pallido dai riflessi argentati con finissime bollicine che generano una spuma persistente in superficie. Briosi profumi di biancospino, pera e mela verde si intrecciano a ricordi di pan brioche e introducono una struttura morbida, ben equilibrata, dalla venatura sapida che rinfresca e tonifica il retrogusto finale. Sorseggiatelo all’ora dell’aperitivo e proseguite poi a tavola con gustose portate di pesce azzurro.

Il brillante abito rosso ribes del Brut Rosé prodotto dal Domaine Rolet profetizza un generoso effluvio di piccoli frutti rossi che puntualmente ritroviamo nel sorso succoso, vivacizzato dall’intenso perlage. Accompagna bene, a sua volta, aperitivi e antipastini di mare, ma la nota abboccata di sottofondo lo indirizza anche verso dessert cremosi e profumati.

Clairette de Die – Valle del Rodano
Completiamo questo lungo itinerario proprio sulle sponde della Drôme, il corso d’acqua in cui tutto ha avuto inizio, andando a degustare un vino bianco frizzante naturale di gloriosa tradizione millenaria. Ottenuto dal vitigno Muscat Blanc à Petits Grains con un contributo massimo del 25% di Clairette, presenta parecchie affinità con il nostro Moscato d’Asti, sia per lo stile produttivo sia per l’esuberante profilo aromatico. Il suo grado alcolico si attesta generalmente intorno al 7-8 % e non eccede mai il 10%.

Leggera e abboccata, la Tradition Cuvée Origine della tenuta Monge Granon sfodera un delicato perlage e un bouquet aromatico dalle briose note di pesca, litchi e frutta tropicale a polpa gialla. Per nulla stucchevole, in virtù della vivace acidità e del contenuto tenore alcolico, lascia in bocca fresche e piacevoli sensazioni di miele e agrumi che si perfezionano con tutte le tipologie di dolci a base di burro e uova, come il panettone e il pandoro.

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