Storie di donne: Marcella Ercolini
Dopo aver declinato al femminile diversi aspetti del mondo vitivinicolo, dalla produzione alla comunicazione, proviamo a scoprire se esiste un approccio diverso anche all’assaggio dei vini. Per capirne di più, abbiamo incontrato Marcella Ercolini, Maestro Assaggiatore e delegata della sezione ONAV di Milano. Un passato da velista agonista, laureata in economia aziendale con un Master in Business Administration, si è occupata di sviluppo strategico e di apertura di mercati internazionali nei settori del turismo, ospitalità, vino e lifestyle. Oggi è direttrice marketing per il mercato Italiano dell’Ente del Turismo Irlandese.
Come è nata la tua passione per il vino?
“Il mio rapporto con il vino è un mix di passione e di approccio professionale. Ho sempre lavorato nel settore del turismo e dell’hospitality, spesso all’estero, e approfondire la conoscenza del vino, che è un’eccellenza e una identità culturale italiana e un ottimo argomento di conversazione, è stato quasi naturale. Dalla voglia di saperne di più è nata anche la passione, che mi ha portato prima a frequentare il WSET (Wine & Spirit Education Trust) e poi ad avvicinarmi a ONAV, per capire meglio come nasce un vino, come e dove viene prodotto, cosa c’è dentro una bottiglia. Ho superato tutti e tre i livelli del corso e ora sono Maestro Assaggiatore, un termine che ancora oggi viene declinato al maschile – e qui ci sarebbe da aprire un capitolo a parte. Successivamente mi è capitato di incrociare il vino anche nel mio lavoro: mi sono occupata dello sviluppo dei mercati asiatici per alcune aziende vitivinicole, fino all’arrivo della pandemia che ha fermato un po’ tutto. Nel mondo del vino non si finisce mai di imparare, ed è questo aspetto a renderlo così affascinante.”
A proposito della declinazione dei termini al maschile, anche nel mondo del vino, qual è il tuo pensiero?
“È vero che c’è una forte componente maschile nel linguaggio e non fa male ricordare che si possono utilizzare anche termini neutri, ma credo sia ancora più importante riconoscere che nel mondo del vino ci sono tante donne molto brave, con un ruolo per nulla secondario. Le storie delle donne che hanno fatto grande questo settore dovrebbero emergere di più: pensiamo ai tanti nomi importanti nella produzione, alle enologhe che portano l’eccellenza italiana in giro per il mondo. Spesso le donne devono ‘giustificare’ i propri meriti, viene richiesta una dimostrazione continua della loro professionalità.”
Trovi che sia questa la difficoltà principale che ancora oggi le donne incontrano in questo settore?
“Sì, questa è una caratteristica trasversale che ho riscontrato in settori diversi. È strettamente legata a un cambiamento culturale che non è ancora avvenuto nel nostro Paese: una donna deve sempre dare conto della posizione che ricopre. Per fortuna le cose stanno lentamente cambiando, non siamo più in un’epoca in cui ci si scandalizzava se una donna esercitava determinate professioni o raggiungeva ruoli importanti, però è ancora complicato farsi riconoscere i propri meriti in maniera automatica. Un uomo non ha mai questi problemi.”
Nella tua esperienza personale hai mai avuto a che fare con queste problematiche?
“Io credo non ci sia una donna che non abbia vissuto almeno una volta una situazione di questo tipo. Lavorando sui mercati esteri, mi è capitato di trovarmi in riunioni in cui gli interlocutori non ti salutano perchè sei una donna, oppure chiedono di parlare con un uomo anche se ricopre un ruolo inferiore al tuo. Nell’immaginario collettivo, soprattutto in certe culture, c’è il pensiero che l’uomo sia sempre più autorevole e più competente. Purtroppo, anche qui in Italia, non mancano mai le battutine, le considerazioni, i giudizi estetici, di cui faremmo volentieri a meno. C’è ancora tanto da fare in questo senso, bisognerebbe insegnare ai giovani maschi un approccio diverso, dare un’educazione emotiva, far capire che non c’è nulla di male nell’esprimere anche le proprie debolezze. L’eredità della cultura patriarcale non è facile da abbandonare.”
Torniamo al vino e a ONAV. Esiste un approccio femminile al vino e all’assaggio?
“In ONAV abbiamo due vice presidenti donne, una delle quali è Pia Donata Berlucchi, che è stata anche presidente delle Donne del Vino, per noi un faro di lungimiranza che ha avuto un grosso impatto nel mondo del vino, una donna con una grande capacità di concertare, di dialogare e di avvicinare tante realtà differenti. Ho avuto la fortuna di lavorare con lei e ho visto come sia riuscita a far emergere queste capacità tipicamente femminili nel nostro ambiente, in maniera gentile ma ferma. Dal punto di vista dell’assaggio, anche autorevoli colleghi maschi riconoscono a noi donne una sensibilità che si presta molto bene all’analisi dei vini: credo sia una componente importante da integrare, un vantaggio da mettere a fattor comune.”
Una domanda più leggera. Cosa pensi dei vini “da donne”?
“Ridiamoci sopra. Credo non ci siano generi nel vino. Preferisco pensare a concetti come l’eleganza o la verticalità, caratteristiche che potrebbero essere apprezzate dall’universo femminile, ma ho conosciuto anche assaggiatrici donne amanti delle bolle importanti oppure dei rossi strutturati. La natura di un assaggiatore è proprio quella di approcciare tutti i vini possibili e di riconoscerne la tipicità, la territorialità, per sviluppare un gusto personale che non deve avere a che fare con il genere.”
Parliamo del contributo delle donne nella diffusione della cultura del vino.
“Come ONAV stiamo riscontrando con piacere una presenza femminile sempre crescente: più ci saranno donne competenti che sanno scegliere un vino al ristorante, aprire la bottiglia giusta a casa, parlare o scrivere di vino con cognizione di causa, più questa cultura diventerà trasversale. Vediamo sempre più spesso anche nelle cantine nuove generazioni di donne prendere in mano le redini delle aziende di famiglia. Sono tutti esempi di come si diffonde una parità di genere basata sulle competenze e sulle capacità.”
La famosa curiosità femminile quanto può aiutare nella formazione?
“Può essere un grosso vantaggio. Si partecipa a un corso di formazione per imparare, non si arriva in questo mondo già pronti. Le donne si fanno meno problemi nel chiedere, nell’informarsi, al contrario degli uomini che hanno sempre un po’ di timore nel mostrarsi impreparati. Non è mai male fare una domanda in più: è sempre segno di intelligenza.”
Chiudiamo con un consiglio.
“Per chi si avvicina al vino da consumatrice è fondamentale fare un percorso di formazione, per acquisire le metodologie e la terminologia per poterne parlarne con competenza. In generale il mio consiglio è quello di lanciarsi senza paura, perchè è veramente un mondo affascinante: c’è tanta cultura in chi lo fa e in chi lo propone, è un ottimo argomento di conversazione ed è soprattutto un viaggio alla scoperta delle nostre radici e dell’identità del territorio. Sapere di far parte di qualcosa di così grande è già di per sè un’ottima ragione per avvicinarsi al mondo del vino.”