I vini del Tour: l’oro del Giura

In attesa del canonico appuntamento sportivo/enologico di oscarwine con il Tour de France (domani online), oggi ci dedichiamo a un iconico vino francese, una chicca per intenditori: l’oro del Giura. Ci prendiamo una momentanea pausa dalle due ruote per scoprirlo e dedicarci alla sua degustazione e ai possibili abbinamenti.

Il “vino giallo” rappresenta l’assoluto emblema enologico della piccola e montuosa regione del Giura. Parliamo di un bianco ossidativo unico al mondo per il singolare tratto stilistico determinato da due fattori distintivi: la sapida impronta marina dell’autoctona varietà savagnin e la curiosa modalità di affinamento di oltre sei anni in piccole botti scolme per almeno una decina di litri che favoriscono l’affioramento in superficie di muffe vive, che proteggono il prezioso liquido da una ossidazione troppo violenta e repentina.

Al termine di tale processo da un litro di succo iniziale ne rimangono solo 62 cl., quantitativo ben simbolizzato dall’analogo formato della tradizionale bottiglia panciuta chiamata “clavelin”. Come tutti i grandi vini ossidati richiede un maggiore impegno in tutte le fasi della degustazione e la consapevolezza di dover affrontare profumi e sapori primordiali, molto distanti dal gusto omologato dei prodotti convenzionali.

Château-Chalon – Domaine Jean Macle (Château-Chalon)

Assaggiare un vino del rigoroso ed esperto Laurent Macle è davvero un’esperienza emozionale, quasi mistica se nel calice troviamo questa leggendaria denominazione comunale dedicata esclusivamente al “vin jaune”. Il profondo e luminoso colore giallo dorato con intensi riflessi ambrati preannuncia la potenza esplosiva dei profumi iniziali di curry e noce che aprono la strada a un travolgente vortice aromatico: pera matura, sciroppo d’acero, scorza di cedro, zafferano, anice e un mare di iodio, quello che esala dalla battigia in un ventilato tramonto estivo. Il sentore di noce resta il filo rosso del sorso pulito e seducente, sostenuto da una nobile spalla acida e contraddistinto da persistenti richiami tostati e minerali.

Trattandosi di un vino dal profondo legame territoriale, non possiamo prescindere dai classici abbinamenti con il pollo di Bresse alla crema o con il locale formaggio Comté, un formaggio vaccino stagionato dall’inimitabile aroma fruttato. La magica miscela chimica si presta peraltro a svariati matrimoni gastronomici, molto efficaci in presenza di pesce affumicato, funghi e preparazioni speziate.

L’esclusività di queste etichette richiede la compagnia di piatti eccentrici e la mia memoria non può che tornare all’iconico “riso oro e zafferano” del divin Marchesi, in cui il connubio tra tradizione culinaria meneghina e design trovò una mirabile sintesi nell’equilibrio di volumi, consistenze e colori del cereale mantecato con la preziosa spezia e nel fulgido contrasto cromatico tra la foglia d’oro e la fondina nera.

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