Selezioni parcellari a prezzi ragionevoli: Francia

Le selezioni parcellari rappresentano l’essenza più pura di un territorio e sono la massima espressione di un terroir ristretto con un suolo particolare e un microclima unico. Nate ufficialmente in Borgogna nel 1935 con il preciso frazionamento catastale di tutte le denominazioni comunali nei ‘climats’, hanno successivamente trovato terreno fertile dapprima nei ‘lieux-dits’ delle vicine regioni vinicole del Beaujolais, del Rodano, dell’Alsazia e della Loira, per poi espandersi anche su altri territori transalpini.

Il termine climat identifica una località dedita alla viticoltura, che si differenzia da quelle confinanti per le caratteristiche distintive del vino che lì si produce. Nella pratica si utilizza per piccoli e specifici appezzamenti dedicati da quasi due millenni alla coltivazione della vite o che per secoli hanno ininterrottamente ospitato un vigneto.  In un unico sostantivo sono così riassunti l’unicità distintiva di un terreno, di una vigna e quindi di un vino e, in modo più esteso: la tipologia di suolo, sia in superficie sia nel sottosuolo, l’esposizione al sole, il microclima, la storia di quelle vigne, la cultura e le tradizioni dei vignaioli che vi si sono susseguiti.

Il vocabolo lieu-dit risale invece al Medioevo e non è riferito esclusivamente ai vigneti: già allora stava ad indicare semplicemente una località, un pezzo di terra con un determinato nome derivato da una particolarità del luogo, tanto che nel primo catasto agrario dell’Ottocento il termine rimase immutato. Le due locuzioni vengono spesso confuse tra loro e, molte volte, utilizzate come sinonimi, nonostante vi siano tantissimi casi in cui, in termini di superficie, a un determinato climat non corrisponde affatto lo stesso lieu-dit, nonostante l’omonimia del toponimo. Generalmente il lieu-dit ha un’estensione maggiore del climat e in Borgogna può pertanto contenere più climats, ma non consideratela una regola, essendo il primo identificativo di una precisa località e il secondo di un determinato vigneto.

In Italia le Langhe sono state la culla di questa rivoluzione enologica, iniziata con il mitico Barolo Monfortino e proseguita dagli anni Ottanta in poi con sempre più numerose etichette che riportano in etichetta il nome della singola località di provenienza delle uve. Va da sé che a produzioni limitate e al conseguente minor numero di bottiglie in commercio corrispondano costi e prezzi più elevati, talvolta veramente da capogiro. Il nuovo millennio ha oltretutto registrato una progressiva impennata di quest’ultimi che allontanano sempre più il consumatore medio dall’acquisto di tali selezioni.

Nelle due puntate di questo articolo andiamo a scoprire quattro realtà di altrettante vocate regioni vinicole, italiane e francesi, dove è ancora possibile reperire straordinarie cuvée parcellari senza dissanguare il portafoglio. Iniziamo il nostro viaggio dalla elegante città di Lione, inoltrandoci dapprima a nord nel Beaujolais e poi poco più a sud-ovest nel Rodano settentrionale.

Famille Chermette

Precedentemente conosciuta con il nome Domaine du Vissoux, mutuando il nome dell’omonima località ubicata nel Beaujolais meridionale ai margini del comune di Saint-Vérand, il Domaine Famille Chermette è un’azienda a conduzione famigliare che coltiva e commercializza uve fin dal lontano XVII secolo nel cuore della regione delle Pierres Dorées. Si tratta di un fazzoletto vitato a nord di Lione dove case, chiese e castelli illuminano l’incantevole paesaggio collinare grazie alla costruzione di tutti gli edifici con la locale pietra calcarea dal suggestivo colore dorato. L’enologo Pierre-Marie Chermette rileva la tenuta nel 1982 e decide di avviare l’attività di vinificazione e imbottigliamento in proprio.

Cavalcando il crescente successo di pubblico del famigerato vino novello, acquisisce ulteriori terreni nel circondario e nel 1988 lancia sul mercato il primo Beaujolais Nouveau Vieilles Vignes, in partnership con le affermate Caves Legrand. Due anni dopo la moglie Martine lascia i Laboratoires Boiron per occuparsi a sua volta a tempo pieno della cantina e negli anni novanta sviluppa le vendite in Francia e all’estero con ricavi che consentono acquisizioni importanti nella più vocata area settentrionale dei crus, dapprima a Fleurie e Moulin-à-Vent, poi a Broully e Saint-Amour. Lo slogan aziendale “l’arte di fare un vino il più vicino possibile all’uva” sintetizza perfettamente lo stile produttivo di Pierre-Marie e dal giovane figlio Jean-Étienne che lo ha di recente affiancato nella conduzione della tenuta.

I vini ruotano attorno a un nucleo di frutta matura che incanta per la valorizzazione dell’identità territoriale e per la stupefacente capacità di evolvere elegantemente nel tempo, anche nei millesimi meno felici. La gamma si apre con tre morbidi e ammandorlati Crémant de Bourgogne, con il sapido e cremoso Beaujolais Blanc Collonges (da uve Chardonnay in purezza) e due fruttati e conviviali Beaujolais Rouge Vieilles Vignes, dove il Gamay esprime le più semplici e schiette caratteristiche varietali. La corsa a rotta di collo sull’ottovolante inizia con l’avvento delle sei superlative selezioni parcellari, come da disciplinare tutte esclusivamente a base del suddetto vitigno autoctono a bacca rossa.

Il Brouilly Pierreux apre le danze con un sorso fine e carnoso che suggella il delizioso bouquet olfattivo di violetta e frutti di bosco maturi, arricchito da dolci nuances di cioccolato gianduia. Il peculiare suolo di granito rosa e l’esposizione a sud-est conferiscono al Fleurie Poncié una aggraziata sensualità femminile, ben sottolineata dai dominanti sentori di petali di rosa e peonia, mentre il Fleurie Les Garants aggiunge intensi sapori di ribes nero e spezie esotiche agli aromi floreali, forte di una più corposa trama tannica che coniuga finezza ed eleganza con concentrazione e profondità.

Il profumo del Saint-Amour Les Champs-Grillés sembra assorbire le essenze balsamiche dei boschi dell’Haut-Beaujolais e una dolce resina confluisce negli aromi di fragola e mora, si infioretta di iris e pansé, poi scivola languidamente in bocca con delicata freschezza e progressivi ritorni di frutta rossa croccante. Il Moulin-à-Vent Les Trois Roches si rivela una cuvée emblematica per carpire (e capire) fino in fondo la quintessenza del Gamay che qui sfoggia un effluvio di giacinto, viola appassita, ciliegia, mora di gelso e vaniglia bourbon, impreziosito da sfumature minerali e affumicate, su un sorso solare grazie all’avvolgente pienezza e alla scattante spigolatura; caratteristiche che ritroviamo intatte nel conclusivo Moulin-à-Vent La Rochelle dove, su un corpo soave e vellutato, si fanno largo ulteriori intarsi di frutta nera matura (prugna e mirtillo) e un goloso retrogusto di cioccolato al latte.

La superficie vitata della denominazione Crozes-Hermitage si snoda sulla riva sinistra del Rodano settentrionale, coprendo ben undici comuni della Drôme e accerchiando integralmente da nord a sud quella del limitrofo Hermitage. La Syrah è l’unica varietà autorizzata per l’affinamento dei vini rossi che si contraddistinguono per la sobria delicatezza, mentre la marginale produzione di bianchi (8%) vede in campo il binomio Marsanne-Roussanne, il quale sfrutta i variegati suoli del territorio per scolpire cuvées fresche e floreali, ma spesso dalla forte personalità.

Anne e François Tardy

La storia del Domaine des Entrefaux inizia ufficialmente nel 1979 quando Charles Tardy fonda l’azienda vitivinicola sulle colline di Chanos-Curson. Negli anni Novanta Charles viene affiancato dal figlio François, quinta generazione della famiglia, che oggi gestisce la cantina assieme alla moglie Anne. Oltre all’allevamento della vite, per favorire la biodiversità la tenuta è dedita alla cerealicoltura. François Tardy e la moglie Anne si prendono cura dei 27 ettari vitati e li coltivano totalmente in linea con i principi dell’agricoltura biologica, certificata dal 2013, e della biodinamica.

Le vigne sono dislocate sui tre comuni di Beaumont Monteux, Mercurol e Chanos-Curson, dove i terreni sono costituiti prevalentemente da argilla e calcare, con abbondante presenza di sassi e ciottoli. La gestione dei filari si basa su interventi minimi e mai invasivi, tesi ad assecondare la nobile espressione del terroir del settore meridionale di Crozes-Hermitage. Nelle vinificazioni e negli affinamenti viene impiegata una consolidata combinazione di vasche di acciaio inox, uova di cemento e botti di rovere, in cui ciascun contenitore viene di volta in volta selezionato per esaltare le peculiari caratteristiche dei grappoli provenienti da ogni specifico appezzamento, da cui nascono tre selezioni parcellari.

Il Crozes-Hermitage Blanc Les Pends è un vino caldo e strutturato, di pregevole morbidezza, equilibrio e persistenza, in cui la preponderante percentuale della varietà Roussanne scolpisce una trama ricca, profonda e incredibilmente energica dove emergono sentori di acacia, scorza d’agrumi, pera, albicocca, mandorla e cera d’api. Il suo omologo Crozes-Hermitage Rouge Les Pends, da uve coltivate nello stesso vigneto che – come attesta il toponimo – digrada sui terreni argilloso-calcarei dell’impervio e ripido versante meridionale di Mercurol, si caratterizza per gli intensi profumi boschivi e per il sorso denso e setoso, ma rinfrescato da una incisiva venatura minerale che ne vivacizza il retrogusto finale. Il trittico si chiude con il succoso e avvolgente Crozes-Hermitage Rouge Les Machonnieres dove gli eleganti profumi di frutta rossa matura e spezie dolci introduce un sorso ampio e rotondo che rinviene l’elegante corredo aromatico di fragola, mora, ciliegia, pasta di olive e pepe nero.

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