L’enologia francese e le sfide all’orizzonte

Il punto di Roberto Sironi sulla situazione e sulle prospettive dell’enologia francese post Covid-19. Milanese classe 1963, da sempre gourmet curioso e appassionato di vini eclettici, Roberto nel 2017 si è aggiudicato la prima edizione della Wine Cup organizzata dal Gambero Rosso. Esperto conoscitore del mondo dei vini d’Oltralpe, dal 2019 pubblica regolarmente articoli e recensioni sul suo blog Terroir di Francia, disponibile sui canali Facebook e Instagram.

Il flagello del Covid-19 si è abbattuto come un ciclone sulla prospera economia del vino francese, protagonista di una strepitosa crescita del 7% nelle esportazioni del 2019 che le ha consentito di superare per la prima volta la soglia dei 10 miliardi di euro e di primeggiare nella conquista di nuovi mercati sempre più ricettivi come quelli russo e cinese.

La cancellazione delle fiere del vino, prima tra tutte il Bordeaux Fête le Vin – che a giugno avrebbe accolto oltre 600.000 visitatori – la paralisi dei canali di marketing e l’affermarsi dell’off-trade stanno mettendo in ginocchio un settore strategico che occupa, direttamente e indirettamente, mezzo milione di addetti.

Nel primo trimestre 2020, l’export ha accusato un bilancio negativo pari a -37,2% e il lockdown della ristorazione, principale bacino delle etichette di pregio, ha generato una contrazione del prezzo medio: i canali della distribuzione tradizionale e la crescita dell’online non hanno compensato tali perdite e il calo delle vendite di quest’anno solare rischia di attestarsi intorno al 40-50%. L’unica nota positiva arriva dal fortissimo incremento delle esportazioni di Champagne negli USA (+93%), dovuto al timore dei micidiali dazi annunciati da Trump che, se confermati, si trasformerebbero peraltro in un boomerang per l’intero comparto nei mesi a venire.

Il Ministero dell’Agricoltura francese ha cercato di reagire prontamente introducendo tre importanti misure di sostegno: esenzione dai contributi sociali per un totale di 100 milioni di euro, sovvenzione di 140 milioni di euro alla distillazione di crisi e apertura nell’intero periodo di confinamento delle enoteche, secondo il consolidato principio di considerare il vino un genere di prima necessità. Il Comité National des Interprofessions des Vins à appellation d’origine, associazione che tutela la filiera del vino, ha rilanciato chiedendo un aumento dell’aiuto a 500 milioni e l’autorizzazione alla distillazione di almeno tre milioni di ettolitri di vino in eccedenza, con un contributo globale a viticoltori e distillatori di 260 milioni.

Nel periodo di forzata clausura, i consumatori hanno fatto la loro parte e si sono riappropriati del significato simbolico dell’esplorazione e della convivialità famigliare, incrementando gli acquisti di vini di qualità superiore e privilegiando le etichette della tradizione con rinnovato spirito di solidarietà nazionale. L’emergenza, la quarantena e le restrizioni hanno frenato le attività umane ma non il ritmo della natura. I produttori si sono ingegnati per proseguire il lavoro in vigna nel rispetto delle norme di sicurezza e del corretto distanziamento sociale da parte dei dipendenti, sostenendo investimenti straordinari in una stagione che appare decisamente anticipata su tutto il territorio.

VIGNETI A VOSNE-ROMANÉE – BORGOGNA

I ‘vignerons’ di Borgogna, la regione più iconica dell’enologia transalpina, hanno lanciato su Instagram l’hashtag #lavignecontinue (la vite continua) per testimoniare gli enormi sforzi di manutenzione che richiedono i vigneti nella delicata stagione primaverile, imponendo l’utilizzo a pieno regime di tutte le risorse umane in concomitanza con la contingente impossibilità di fare cassa.

Allo stesso tempo, la commercializzazione di vini pregiati sarebbe alimentata dalla vendita di scorte delle fornite cantine di alberghi e ristoranti, la cui attività si è interrotta con prospettive di ripresa molto incerte. Il crollo della domanda nel settore Ho.Re.Ca, principale canale di distribuzione di questi vini, e il calo generalizzato degli acquisti legato all’effetto negativo sulla ricchezza imporrà una correzione al ribasso dei prezzi delle etichette di pregio, come già avvenne a Bordeaux nel 2011 a seguito della grande recessione.

La sfida che attende nell’immediato futuro i caparbi e consapevoli viticoltori francesi non è soltanto legata al riposizionamento dei listini. Proprio per l’impatto di quest’ultimo sui margini aziendali, la strategia di rilancio per un rapido rinascimento dovrà necessariamente poggiare su altre tre solide pietre angolari: adozione di tecnologie di precisione in grado di monitorare i terreni e ottimizzare la catena merceologica, sviluppo di una viticoltura sostenibile e certificata con bassi costi di produzione, investimenti nell’accoglienza eno-gastronomica che già questa estate potrebbe essere premiata dai molti turisti che opteranno per una vacanza culturale nei borghi d’arte a discapito di quella balneare.

Le fondamenta secolari della ‘nobiltà enoica’ per antonomasia sapranno suggellarne l’ennesimo successo.

Photo credits: Roberto Sironi

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