Thibert, la biodiversità che sublima la Borgogna

Viticoltori da otto generazioni nel soleggiato e roccioso Mâconnais, lembo meridionale della Borgogna, alle pendici della suggestiva Roche de Solutré e al confine con il verdeggiante Beaujolais, la famiglia Thibert ha tramandato di padre in figlio l’amore per la terra, le competenze acquisite sul campo e l’intransigente rispetto della natura. L’azienda nasce formalmente nel 1967 quando Andrée e René iniziano a vinificare in proprio le uve del loro piccolo appezzamento di Fuissé.

Il salto di qualità avviene agli inizi degli anni Novanta con l’ingresso del figlio Christophe, al quale segue a breve distanza quello della sorella Sandrine di ritorno da un’esperienza formativa in Nuova Zelanda. I due alzano l’asticella e si pongono l’obiettivo ambizioso di magnificare il carattere di ogni etichetta, preservandone al contempo integrità e naturalezza. La strada tracciata impone il perfezionamento di tutti i processi produttivi che negli anni successivi diventano oggetto di sana autocritica costruttiva e graduali revisioni operative, grazie anche alla preziosa collaborazione avviata nel 2007 con il visionario enologo Jules Desjourneys.

Gli attuali 17 ettari sono oggi rigorosamente allevati con metodo biologico secondo i principi dell’agricoltura integrata che prevede concimazioni con sole sostanze organiche, inerbimento controllato senza uso di fertilizzanti chimici o diserbanti e minimizzazione dei trattamenti antiparassitari. Il radioso futuro della tenuta è assicurato dal recente inserimento in squadra di Camille, figlia di Christophe, nel duplice ruolo di viticoltrice e responsabile marketing. Ma il patriarca Christophe è uno che “non molla mai l’osso” e continua ostinatamente a insistere sul perfezionamento di tutte le fasi produttive – vigneto, vinificazione, maturazione e confezionamento -, perseguendo un solo e imprescindibile obiettivo: coniugare tradizione a modernità con certosina attenzione alla sostenibilità ambientale.

Da febbraio di quest’anno l’azienda ha cambiato pelle: come e perché?
“Per favorire la biodiversità dei nostri magnifici terreni, abbiamo quest’anno piantato quasi un centinaio di arbusti, con un paio di siepi selvatiche dentro le più vocate parcelle, mescolandole a una manciata di alberi marginali, dove abbiamo favorito piante da nocciolo come l’albicocca e il più esotico frutto della passione.”

Quali sono gli obiettivi di un percorso così ambizioso?
“Senza addentrarci nello spinoso argomento legato a caccia e biodiversità, ci siamo focalizzati sul controllo dell’erosione e dell’ombreggiamento, limitando la crescita di ogni erba infestante sotto i filari, scongiurando l’evaporazione, trattenendo nel vigneto l’umidità benefica, stimolando la vitalità del suolo e migliorandone la relativa composizione, ad esempio attraverso la degradazione delle ramaglie fresche. Questi sono, in estrema sintesi, i capisaldi in cui noi crediamo per il futuro della nostra viticoltura.”

Quali sono le direzioni e le prospettive?
“La nostra azienda concentrerà tutte le proprie energie sul monitoraggio e sulla manutenzione di tutti i nostri impianti, sulla naturale rigenerazione della vegetazione indigena che cresce spontaneamente sui nostri pendii vitati, sulla selezione di varietà di uve resistenti per la realizzazione sperimentale di nuovi impianti, sull’adozione di moderne attrezzature in grado di agevolare in ogni passaggio il lavoro in vigna e sull’inevitabile modernizzazione del packaging delle nostre etichette, con tanto di ceratura per quelle di primaria importanza ed elevato potenziale di invecchiamento (Premiers Crus).”

Due agili e pimpanti versioni di Bourgogne Blanc e Crémant de Bourgogne introducono un ricco portafoglio, ben distribuito tra le pregiate denominazioni Mâcon-Fuissé, Mâcon-Prissé, Mâcon-Verzé, Pouilly-Vinzelles, Pouilly-Loché e Saint-Véran.

La formidabile batteria dei Pouilly-Fuissé, nonostante la pregevole pulizia della suddette denominazioni, le sovrasta con naturale supremazia, scendendo in campo con due spettacolari cuvées: il Héritage, da consolidato blend di uve provenienti da vecchi vigneti di Fuissé affinate per il 30% in acciaio, tratteggia una sorprendente versione base dai sottili sentori di fiori primaverili e mela verde, intrecciati a fresche note di lime e pietra focaia che smerigliano la struttura generosa e il carezzevole finale, mentre il Clos Gaillard rivela la solare aromaticità degli aromi vegetali di felce, violetta e tartufo a cui risponde una bocca rotonda e fruttata con litchi e confettura d’arancia in primo piano.

Le tre denominazioni Premier Cru, assaggiate in varie annate, meritano infine un giudizio complessivo che recepisce, in tutta la sua sintesi, la statuaria essenza dei rispettivi formidabili terroirs.

Pouilly-Fuissé 1er Cru Vers Cras. Glicine, pesca bianca, frutto della passione, scorza di limone e miele d’acacia vorticano all’unisono nel calice regalando un’irrefrenabile esperienza olfattiva, mirabilmente bilanciata dall’energica tensione minerale del tessuto setoso che apporta nobili sfumature di mentolo, cenere e polvere pirica, prima di distendersi in un formidabile epilogo speziato.

Pouilly-Fuissé 1er Cru Les Vignes Blanches. Contraddistinta da un’eleganza fuori dal comune, la selezione più verticale della tenuta si snoda tra il candido registro floreale del naso e la vellutata purezza cristallina del palato con un delizioso bouquet di tiglio, fiori d’arancio e selce bagnata che ingentilisce i più consistenti sapori di pera d’Anjou, liquirizia e nocciola fresca del balsamico e dissetante sorso iodato.

Pouilly-Fuissé 1er Cru Les Perrières. Il nuovo arrivato si affaccia dalla porta principale con un brillante colore dorato dai riflessi smeraldo e spavaldi profumi di ananas, timo, mentuccia, brioche imburrata e canna di fucile. In bocca ritroviamo penetranti nuances di erbe provenzali che, amalgamate alla croccantezza della mela verde e al dolce retrogusto ammandorlato, ne cesellano la struttura opulenta.

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